“Sì a modifiche, ma senza toccare i saldi”, ha affermato Mario Monti, dopo le proteste dei partiti della maggioranza per la legge di Stabilità e per la combinazione Irpef-IVA. Pier Paolo Baretta (Pd) e Renato Brunetta (Pdl), hanno riferito, con soddisfazione, che il ministro Vittorio Grilli ha dato la propria “disponibilità” a riscrivere la manovra, a parità di saldi.
Se la manovra prevede, però, un saldo attivo per il bilancio dello Stato che deve rimanere invariato, il risultato non cambierà. Muterà la forma ma non la sostanza. Saranno tagli di spese o incrementi di entrate diverse ma, per il cittadino, si tratterà sempre di un prelievo e di una riduzione della sua capacità di spesa. Ulteriore impoverimento e calo dei consumi, altre imprese che chiuderanno e aumento dei costi sociali. Sempre che, il Governo, non decida di tagliare gli ammortizzatori sociali, cosa possibile, visto il cinismo usato nei confronti degli invalidi e degli inabili.
Quando il fabbisogno è elevato, non ci sono alternative perché i numeri fanno cifra e i ricchi da tassare sono troppo pochi per consentire gettiti significativi. Questa è l’opinione dei neoliberisti e monetaristi.
Non ci sono nemmeno alternative all’invariabilità dei saldi. E’ l’effetto di una follia legislativa che ha voluto introdurre il principio del pareggio di bilancio nella Costituzione. Ma è anche la follia del “fiscal compact”, della fissazione del limite massimo dell’indebitamento dello Stato al 60% del PIL con obbligo di rientro in tale limite in ventanni. Per l’Italia che, alla fine del secondo semestre 2012 aveva un rapporto del 123,7%, significa una riduzione del 3,18% annuo (60miliardi di euro aggiuntivi). È un calcolo matematico che, nella realtà, è falso. Se i consumi e la domanda aggregata interna continueranno a calare, diminuiranno produzione industriale e PIL e l’indebitamento, nonostante i sacrifici e l’impoverimento del sistema delle piccole e medie imprese e delle famiglie, sarà destinato ad aumentare e non a diminuire.
Il debito pubblico italiano è detenuto dalla banche private, nazionali e internazionali, che chiederanno interessi più elevati perché l’Italia sarà declassata dalle società di rating (emanazione delle stesse banche) o non rinnoveranno il debito e l’Italia fallirà. È inevitabile.
Si potrebbe, in alternativa, vendere tutto il patrimonio pubblico, privatizzare i servizi pubblici, compresa l’acqua. Nell’immediato potrebbe generare liquidità ma, non avendo rimosso le cause che generano il debito, avremmo solo posticipato la soluzione finale e beneficiato gruppi finanziari speculativi.
La politica economica del Governo Monti è completamente sbagliata e sta creando danni irreversibili al Paese. L’errore è riscontrabile nelle stesse dichiarazioni di Mario Monti, e dei suoi ministri, quando affermano che l’azione di Governo tranquillizza i mercati. Per Monti i mercati sono quelli finanziari, quelli che con la bolla finanziaria hanno generato la crisi, e non i mercati dell’economia reale, i mercati delle materie prime, dei beni e dei servizi.
La politica neo-liberista e monetarista è sbagliata perché avvantaggia la finanza e penalizza l’economia reale, lo confermano i risultati.
Deve aumentare la domanda interna, la domanda aggregata, la domanda di beni e servizi, creando occupazione, la piena occupazione.
La Teoria Economica Keynesiana, anche nella sua evoluzione moderna, indica la soluzione. La domanda può crescere solo con l’intervento dello Stato, attraverso spesa strutturale e per investimenti, ovviamente rimossi tutti gli sprechi e il malaffare. La politica a sostegno della crescita e dello sviluppo crea occupazione ed elimina il rischio di un eccessivo costo sociale per la disoccupazione. L’aumento della domanda interna, secondo Keynes, è il motore per la crescita di un sistema ed è in contrapposizione con l’economia neoliberista dell’attuale Governo Monti, che al contrario, la riduce.
La Teoria Keynesiana, però, per essere efficace presuppone il recupero della sovranità monetaria dello Stato che, oggi, è delegata ad organismi non eletti democraticamente (BCE, Consiglio Europeo e Commissione Europea). Lo Stato, per investire, deve poter emettere moneta senza ricorrere al pericoloso indebitamento con privati. È quello che fanno Paesi extraeuropei, USA, Giappone, Canada, e europei che non hanno aderito all’Euro, Svezia, Danimarca, Gran Bretagna.
Poiché, in tempi brevi, non è ipotizzabile un Europa politica, non resta che l’uscita immediata dall’Euro.
È una tesi sostenuta da parecchi illustri economisti italiani e stranieri. In quanto tesi è un’opinione e non una verità e comunque è un’alternativa all’attuale politica economica europea che non funziona, che ha messo in ginocchio tutti i Paesi, Germania compresa, dell’Euro zona.
Il Governo Monti che tranquillizza i mercati finanziari deve andare a casa subito perché dobbiamo tranquillizzare e rasserenare gli italiani.
Su MerateOnline del 8 novembre 2012 è pubblicata una lettera di Lorenzo Adorni a commento del mio post.
Una risposta all’accurata analisi del sig. Remo Valsecchi
La nota, garbata e attenta, al contrario di una ormai consolidata abitudine agli insulti senza approfondimenti quando alcune tesi non sono condivise, merita, con le stesso modo, una risposta.