Ho voluto usare la forma della lettera aperta anche se riferita ad un territorio specifico, la Provincia di Sondrio, perchè il tema affrontato, quello della dubbia legittimità di alcuni costi addebitati agli utenti, è comune a tutti gli ambiti essendo la tariffa determinata sulla base del metodo tariffario di ARERA unico per tutta Italia.
Il documento del direttore dell’Ufficio d’Ambito di Sondrio con osservazioni alla mia affermazione che in tariffa ci sono costi impropri, inesistenti e inventati.
Non sarei voluto tornare alla denuncia delle tariffe non corrette che avevo fatto nel corso del convegno organizzato dal Comitato Acqua Pubblica di Sondrio il 17 febbraio scorso. Avevo deciso di attendere la minacciata querela per farla seguire da una denuncia per calunnia e, in caso contrario, di presentare un esposto alla Procura della Repubblica che ho già preparato e utilizzabile in entrambi i casi.
Il direttore dell’Ufficio d’Ambito, però, ha ritenuto di diffondere all’interno dell’enclave della politica un documento con il quale tenta di confutare le critiche mosse alla tariffa. Correttezza e, soprattutto, trasparenza, essenziale nella Pubblica Amministrazione, avrebbe voluto che il documento venisse reso pubblico e, magari, inviato anche a chi le critiche le ha mosse. Trasparenza e correttezza, però, non sono di casa nella gestione della “res publica” dove la preoccupazione principale è difendere se stessi e non chi dovrebbe essere l’oggetto della politica come stabilisce la nostra Costituzione che tutti elogiano ma nessuno rispetta.
Un documento che vorrebbe confutare le critiche ma non entra nel merito: frasi fatte e luoghi comuni anche, in larga parte, incomprensibili.
L’obiettivo del direttore è evidentemente quello di difendere se stesso come emerge dalla affermazione “si tiene a confermare che quanto predisposto dall’Ufficio d’Ambito risulta pienamente conforme alla regolazione ARERA, dalla quale – come è noto – non può certo discostarsi“.
Ad un dirigente di un Ente Pubblico Strumentale compete, innanzitutto, la verifica della impostazione del Metodo Tariffario e, per la parti illegittime, quelle che con strani meccanismi (artifizi o raggiri?) consentono maggiori profitti per il gestore e un danno per i cittadini, dovrebbe rifiutarsi di applicarle o, almeno, spiegare le criticità ai Sindaci che con parere obbligatorio e vincolante le hanno approvate diventando corresponsabili. Sottolineo illegittime e non illegali, questo aspetto lo lascio alla valutazione della magistratura che ne ha la competenza.
Non mi dilungo con la spiegazione della inconsistenza del documento, lo farò nella sede opportuna, mi limito solo a spiegare quella che ritengo la più grave, quella che il presidente di SECAM ha definito “bestialità”, e che ARERA ne lascia alla facoltà del “compilante” – il direttore dell’Ufficio d’Ambito – l’applicazione. Si tratta della componente tariffaria cui è riferita l’immagine della tabella estratta dallo strumento di calcolo della tariffa che ho ottenuto direttamente dall’Ufficio d’Ambito mediante richiesta con Accesso Civico.
Non ne avevo stretta necessità di disporre dello strumento di calcolo, mi serviva proprio per estrarre l’immagine da allegare alla documentazione da trasmettere alla magistratura perchè molto esplicativa ma, dal suo esame, sono emerse ulteriori criticità.
Il costo degli investimenti è pari alla spesa iniziale del gestore diminuita dai contributi in conto impianti a fondo perduto, cioè quanto il gestore ha pagato per l’acquisto o la realizzazione che recupera con l’addebito agli utenti dell’ammortamento.
L’ammortamento è il modo in cui un costo iniziale – ad esempio per costruire un acquedotto – viene ripartito sugli anni di utilizzo. Gli utenti pagano queste quote annuali tramite la tariffa, mentre i contributi a fondo perduto servono a ridurre il costo a loro carico.”
Nonostante la comune narrazione politica tutti gli investimenti sono interamente pagati dagli utenti con l’ammortamento al netto dei contributi a fondo perduto che sono erogati proprio per ridurre le tariffe, altri costi aggiuntivi sono impropri, inesistenti o inventati come quello della tabella, ma ce ne sono altri.
Nel calcolo della tariffa, il “compilante”, correttamente, detrae dall’ammortamento lordo annuo la quota annuale dei contributi a fondo perduto ricevuti, quelli indicati nella prima riga della tabella.
ARERA concede al direttore, il “compilante” della tabella, la facoltà di inserire un costo aggiuntivo nel limite massimo indicato nella seconda riga, lo stesso della prima che il “compilante” può ridurre inserendo un importo in diminuzione nella terza riga ma che, nel caso di Sondrio, è uguale a zero e, quindi, agli utenti viene riaddebitato l’intero importo detratto in precedenza dagli ammortamenti.
In breve: agli utenti viene fatto pagare anche quello che doveva essere un aiuto (il contributo a fondo perduto), come se non esistesse. Prima si toglie dal costo, poi lo si ricarica sotto un altro nome.
Perché non è un costo per l’utente ma un regalo per l’utente? La componente inserita in aumento nella tariffa è chiamata, da ARERA, AMMFoNI – Ammortamento sui contributi a fondo perduti – ma, non solo tecnicamente, anche nella lingua italiana, non esiste l’ammortamento dei contributi a fondo perduto, esiste l’ammortamento di un costo o spesa o l’ammortamento di un debito ma mai di un ricavo, cioè di una entrata, come è il contributo a fondo perduto per il gestore.
ARERA ha provato a confondere sostituendo, nella definizione, “dei” con “sui” (un ulteriore artificio?) ma la sostanza non cambia: il Metodo Tariffario è inserito in tariffa come se fosse un ammortamento e, nello stesso modo, lo applica il “compilante” cioè il direttore dell’Ufficio d’Ambito.
Spieghi il direttore perchè un contributo a fondo perduto, erogato per agevolare gli investimenti e ridurre le tariffe per gli utenti, diventa un costo per gli utenti, raccomandando, però di farlo in modo concreto e tecnico per evitare di continuare ad ingannare gli utenti che non conoscono certi meccanismi, cosa non consentita ad un dirigente responsabile.
Spieghi anche perchè i costi nel calcolo per il 2024 sono stati inflazionati rispetto al 2022 del 13,7% mentre l’inflazione reale è stata del 7,06%; il direttore lo dovrebbe sapere perchè un dirigente non può essere un semplice esecutore e 6,7 punti percentuali di differenza potrebbero essere, per l’utente, un maggior costo annuo di 1,5 milioni di euro.
Il direttore dell’Ufficio d’Ambito evidenzia che
“….poiché la trattazione tariffaria è argomento assai complicato, si auspica per le eventuali occasioni future che le osservazioni siano sempre chiaramente indirizzate perché altrimenti, durante una serata come quella del 17 febbraio u.s., risulta troppo alto il rischio che il pubblico ne esca male informato circa le specifiche responsabilità di ARERA, dell’Ufficio d’Ambito e di Secam SpA”
Sempre nella logica dell’autodifesa, anche se inutile, per essersi attenuto alle istruzioni di ARERA; nessuna responsabilità invece, come avevo già precisato durante l’evento, di SECAM per le tariffe la quale si limita ad applicarle e potrebbe anche non conoscerne le componenti, fatte salve interferenze o intese tra controllato e controllore che nemmeno ipotizzo in quanto non di mia competenza.
Mi rivolgerò alla magistratura solo perchè invitato a farlo con le minacce che non mi hanno intimorito, come è normale per chi spiega la realtà documentata, e, spero di estendere la questione all’ambito nazionale perchè è una modalità utilizzata non solo a Sondrio.
Non voglio trarre delle conclusioni, il mio obiettivo è informare gli utenti e se ritengono di accettare costi più elevati del dovuto non mi disturba, l’importante è che lo sappiano.
La trasparenza è un diritto di tutti. Gli utenti hanno il diritto di sapere cosa stanno pagando, senza che la complessità venga usata come scusa per nascondere scelte discutibili.