Come non essere d’accordo con Alberico Fumagalli? Queste manifestazioni di protesta nei confronti di chi è completamente estraneo al problema da parte di una forza politica, qualunque essa sia, è l’espressione di un mal costume che vorrebbe coprire, nei confronti dell’opinione pubblica, le proprie responsabilità attribuendole ad altri.
Questo è lo specchio della politica attuale. La Lega, forza di governo, responsabile diretta di tutti gli strumenti vessatori usati da Equitalia, avrebbe dovuto manifestare davanti la propria sede e magari contro i propri rappresentanti istituzionali, non contro lavoratori che hanno una sola colpa, quella di aver attuato le disposizioni emanate con legge o con istruzioni ministeriali senza potersi sottrarre.
Personalmente posso affermare, per esperienze professionali, che in Equitalia è possibile, anzi è normale, trovare comprensione ed attenzione che però non può andare oltre i limiti imposti.
Equitalia è solo un esattore che non ha alcuna competenza nella determinazione del debito da riscuotere, degli oneri, eccessivi, che applica e delle azioni che deve intraprendere. Credo che per gli addetti di Equitalia sia una sofferenza ipotecare la casa di abitazione di persone in difficoltà o le pensioni e gli stipendi quando vengono accreditati sui conti correnti bancari. Perché non si spiega che l’obbligo dell’accredito in conto, consentendo il pignoramento illegittimo di stipendi e pensioni, è stato introdotto dai vari governi, di cui la Lega è stata protagonista, e approvati dal parlamento, anche con il voto favorevole della Lega? Come è successo per gli esodati, la politica non si preoccupa delle persone, degli italiani, che sono in difficoltà.
È comodo dimenticare di essere stati al Governo del Paese, di non avere attuato riforme, anzi di avere contribuito a creare i “mostri” che si contestano, di aver voluto l’IMU, altro mostro contestato, per realizzare il federalismo (ricordiamo tutti gli entusiasmi leghisti dell’epoca), di aver sottoscritto, o comunque avallato, accordi per il contenimento del debito pubblico e il fiscal compact, realizzato poi da Monti con il voto contrario della Lega. È comodo dimenticare di aver contribuito, in ampia compagnia, centrodestra e centrosinistra, ad impoverire questo Paese e anche la Lombardia. La crisi economica e di sistema non l’ha provocata né la crisi finanziaria mondiale e nemmeno Monti al quale si può certamente attribuire la colpa di averla peggiorata. È comodo usare Equitalia come simbolo di “malgoverno”, sarebbe stato meglio evitare il malgoverno. La responsabilità è di tutti i partiti e di coloro che negli ultimi vent’anni hanno avuto ruoli di governo, compreso la Lega e Maroni.
La questione, però, al di là di Equitalia, sta nel costume, o meglio nel malcostume, di chi, preoccupato del consenso nasconde le verità e cerca capri espiatori. Non è un atteggiamento solo della Lega, è un problema di tutti i partiti. I cittadini, però, cominciano ad accorgersene ed ecco motivata la perdita di consenso. I Partiti vorrebbero mascherare quello che sta succedendo perché mantengono, con variazioni minime, le stesse percentuali di consenso. Nella realtà l’elettorato attivo si è ridotto e la gente sta “girando le spalle” ai partiti che non sono più rappresentativi del popolo italiano. Lo sanno ma fanno finta di niente, qualcuno deve dirglielo. Il Governo attuale, grazie ad una grande e contro natura ammucchiata, rappresenta il 35,8% degli elettori aventi diritto. È un governo di minoranza che vuole imporre al Paese intero logiche non condivise; è democrazia? Comincio ad avere qualche dubbio.
Il disagio sociale è forte in un Paese che ama definirsi moderno ed emancipato, che è una delle otto potenze economiche mondiali ma con il 13,6% della sua popolazione che vive al di sotto del limite di povertà assoluta.
Adesso vogliamo anche stimolare l’odio sociale solo per autorefenziarsi e autogarantirsi? Non ci sto. Io mi schiero con i lavoratori di Equitalia esprimendo loro tutta la mia solidarietà e, spero, che molti altri italiani facciano come me. È un altro modo per cominciare ad alzare la testa.