Alcuni sindaci di centro-sinistra, in un comunicato apparso nei giorni scorsi sulla stampa locale, denunciano la mancanza di coordinamento che determina partecipazioni alle assemblee delle società senza “posizioni già definite in precedenza”. Sono problemi del Partito Democratico che riguardano, semmai, solo i suoi iscritti. Ai cittadini interessa che vengano erogati servizi con tariffe basse e qualità del servizio.
I servizi pubblici devono soddisfare i bisogni primari e essenziali, ossia tutti i bisogni fisiologici senza i quali può essere pregiudicata la stessa sopravvivenza.
Nel comunicato si afferma che l’operazione Lario Reti Holding ha prodotto risultati positivi perché ha dato risposte ai bisogni dei cittadini con risparmi di costi e maggiore efficacia e capacità, con mantenimento delle reti e con maggiori prospettive di investimento, con la possibilità di mettere in campo strategie aziendali, con la sistemazione dei conti pubblici. Sono frasi di stile diverse dalla realtà.
Le tariffe dell’acqua sono più che raddoppiate. Gli investimenti sono solo quelli previsti nel servizio idrico ma Idrolario è costretta ad utilizzare le quote di tariffa per gli investimenti per coprire i costi di gestione consentendo a L.R.H. di realizzare ingenti utili con oneri fiscali elevati inutili. La sistemazione dei conti pubblici dei Comuni si riduce solo alla esternalizzazione del servizio idrico senza risolvere le diseconomie ed i costi dei servizi. In questo Paese è ormai prassi: i conti pubblici si sistemano impoverendo i cittadini e le imprese con gli aumenti delle tariffe e la riduzione dei servizi.
Le “holding” non erogano servizi, sono preposte alle strategie del gruppo ma producono solo costi e, è nella loro natura, profitti e aumenti delle tariffe. Le strategie aziendali nei servizi pubblici competono ai soci; i Comuni, devono poter svolgere il cosiddetto “controllo analogo”.
In provincia c’è un esempio che funziona, che garantisce un servizio efficiente con tariffe tra le più basse della regione e che a lungo è stato un modello: Silea e la gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti.
Idrolario deve essere l’unico gestore del servizio idrico accorpando al suo interno tutte le attività e tutta l’organizzazione relativa. L.R.H. non deve gestire il servizio in appalto e l’attività di vendita all’ingrosso dell’acqua ai Comuni comaschi creando duplicazioni di costi e realizzando profitti ulteriori rispetto a quelli già previsti dal Piano d’Ambito. L’effetto è l’aumento delle tariffe ma anche le possibili condizioni per una privatizzazione sostanziale del servizio idrico con la cessione della società che lo gestirebbe, in appalto.
La gestione delle reti di distribuzione di energia e lo sviluppo delle fonti alternative deve restare pubblica per le ragioni di essenzialità di un servizio connesso al soddisfacimento di un bisogno primario.
L’unico “spin-off” necessario è quello relativo alla separazione delle reti idriche comasche con l’assegnazione delle stesse ai comuni comaschi e la loro fuoriuscita dalla società.
A.G.E., che gestisce le reti gas di Merate, Calolziocorte, Carenno ed Erve, deve essere incorporata in Lario Reti Holding. (sarà opportuno cambiare la denominazione abbandonando il termine “Holding” e tutte le velleità relative). Il progetto “spin-off” prevede al contrario il trasferimento della gestione delle reti a AGE svuotando da ogni attività L.R.H..
Con una operazione più semplice e meno onerosa, si avranno in Provincia tre società: Silea che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti; Idrolario che gestisce in piena autonomia tutto il servizio idrico integrato, captazione, distribuzione acqua nel territorio provinciale, vendita acqua ai comuni esterni alla provincia, fognatura e depurazione; Lario Reti Holding, o come sarà denominata, che distribuisce gas ed energia con anche l’attività di vendita attraverso Acel Service, unica società di scopo separata perché previsto dalle leggi di settore. Con l’auspicio che, come in Silea, soci siano i 90 Comuni della Provincia di Lecco.
Realizzando il progetto “spin-off” si avranno sei consigli di amministrazione, sei organi di controllo e sei direzioni e costi conseguenti; con la semplificazione si ridurranno a quattro.
Potranno realizzarsi sinergie per servizi comuni alle società nell’unica logica di ottimizzazione e risparmio dei costi.
La politica ha affidato ad un Comitato tecnico lo studio delle possibili ipotesi. Ma la scelta è politica e non tecnica e non può essere delegata. Basta con i costi di consulenze per scelte politiche che non competono ai consulenti, è uno dei modi per gravare di costi inutili i bilanci pubblici.
Le scelte politiche devono rispondere a domande precise: privatizzazione nonostante l’esito referendario; creazione di una struttura societaria complessa che potrebbe consentire operazioni di natura finanziaria attraverso cessioni o fusioni con altre società pubbliche o private; realizzazione di gestioni dei singoli servizi in modo efficiente ed economico attribuendo a questo termine il significato di economicità ossia di tariffe più basse.
Non si utilizzi la norma che vieta ai comuni inferiori a 30.000 abitanti di avere più di una partecipazione a società a capitale pubblico per giustificare l’operazione “spin-off”, perché nel caso dei Comuni lecchesi non è applicabile.
Un’ultima riflessione sulla delibera di dismissione della partecipazione in L.R.H. da parte del Comune di Merate. Il Comune di Merate ha ragione. Attualmente L.R.H. non presta alcun servizio al Comune e le leggi vigenti, confermate anche da numerose interpretazioni della Corte dei Conti, dispongono la dismissione di tutte quelle partecipazioni che non sono strumentali alla realizzazione di servizi di interesse generale. Anche altri Comuni, 38 su 65, ossia quelli che non erano soci di Acel spa, si trovano nelle medesime condizioni. Praticamente Acel spa ha ripianato i debiti delle società incorporate ed oggi si trova nelle condizioni di dover liquidare i Comuni soci di quelle società e i Comuni comaschi. Forse è per questo motivo che L.R.H. non ha voluto distribuire tutti gli utili.
L’assurdo è che al momento dell’avvio dell’operazione L.R.H., la legge che disponeva le dismissioni delle partecipazioni non strumentali era già vigente e nessuno ne ha tenuto conto procurando danni ingenti ai cittadini dei Comuni ex Acel spa.