Nel sito web della FIAT spa c’è una pagina che traccia i valori della società che meritano una riflessione. Come la stessa società precisa, “Questi sono i principi su cui abbiamo rifondato la Fiat e stiamo rilanciando la nuova Fiat.” (vedi)
- La leadership è una vocazione nobile. Nella lingua italiana il significato di nobile è “qualifica che per nascita o per privilegio concesso da un sovrano appartiene a una classe sociale superiore”. Quindi la leadership per la FIAT più che una vocazione, è un titolo nobiliare (*). Peccato, per loro, che con l’abrogazione della monarchia sono stati aboliti anche i titoli nobiliari. In un sistema repubblicano leadership è occupare una posizione di riferimento con capacità e risultati. Non sembrano le caratteristiche di FIAT.
- Valorizzare il merito. Nel periodo gennaio-agosto 2012 nell’Unione Europea il calo delle vendite di autovetture in U.E. è stato del 7,1% e il calo della FIAT è stato del 17.1%. Perdere una quota di mercato, tale è l’eccedenza del calo delle vendite rispetto alla media europea, è un demerito. Probabilmente ha ragione Della Valle, “è meglio che qualcuno torni a giocare a golf e lasci i problemi dell’Italia alle persone serie”.
- Cercare e accettare la competizione è la nostra filosofia. Uno strano modo di competere. I costi si riducono taglieggiando lavoratori e fornitori e i ricavi con i contributi pubblici. Praticamente Marchionne e Elkann fanno i liberisti sui i costi e gli statalisti con i ricavi.
- Le “best-in-class performance” : sono quelle che vogliamo raggiungere. obiettivo raggiungibile alla condizione che vengano eliminati i competitors o realizzate autovetture competitive. Nel primo caso non è possibile in Europa, nel secondo bisogna fare investimenti per la ricerva e l’innovazione. Meglio il Brasile.
- Mantenere le promesse. Questo è il punto forte. Ha stravolto il mercato del lavoro, adattandolo ad un proprio modello, garantendo 20miliardi di investimenti che ovviamente non ha fatto e non farà. L’unica condizione possibile è che i 20miliardi li metta lo Stato. Forse non è solo una questione di volere ma anche di potere. Per la FIAT non mantenere e mantenere le promesse, e gli impegni, sono sinonimi ma è meglio, più economico e comodo, NON mantenere.
Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria ha affermato, da imprenditore e da italiano, che una grande industria automobilistica per un Paese industriale come il nostro sia fondamentale. Innegabile ma non per consentire erogazioni di compensi e dividendi milionari o per investire in altri Paesi con soldi pubblici italiani.
Se Marchionne e la famiglia Agnelli vogliono fare gli imprenditori privati liberisti, usino i loro soldi. Anche qui ha ragione Della Valle.