Il comunicato di Virginio Brivio, Carlo Signorelli e Paolo Strina, [leggi comunicato] con sorpresa, afferma che l’opzione finale sarà l’affidamento all’azienda che nascerà dall’uscita di Idroservice da Lario Reti Holding e dalla incorporazione di Idrolario. L’azienda è una definizione definita e l’azienda speciale è l’unico forma di azienda che può “nascere”. L’Azienda Speciale sarà, quindi, il gestore del servizio idrico in provincia. La dichiarazione del Presidente dell’Ufficio d’ambito e sindaco del capoluogo, dell’assessore provinciale e del Presidente della Conferenza dei Comuni è un impegno e una garanzia.
Il percorso per arrivare all’Azienda Speciale, però, continua a preoccupare. La conferenza dei comuni, secondo gli estensori del comunicato, si è espressa a larghissima maggioranza. 50 comuni presenti su 90, voto contrario di Merate, Mandello, Olginate, Cernusco, Crandola, Castello, Lomagna e astensione di Robbiate, Calolziocorte e Barzio (circa il 20% della popolazione provinciale), è, probabilmente, una débâcle; non credo che il disinteresse sia la causa delle assenze. È una maggioranza, ma non larghissima. Le enfatizzazioni sono sempre una distorsione della realtà e, inserite in un comunicato, possono indurre confusione. Aspettiamo i verbali della conferenza per una analisi più precisa.
“La scelta è chiara così come il percorso fin qui seguito”, precisa il comunicato. La scelta di una parte, maggioritaria, dei sindaci è chiara ma potrebbe, senza condivisione unanime, non essere realizzabile. È un “indirizzo” e non una scelta. La conferenza esprime un parere, pur vincolante, ma la delibera finale compete al Consiglio Provinciale. Forse, avendo già deciso nelle sedi dei partiti, è ritenuta definitiva. Ma c’è anche una proposta, sottoscritta da 1.500 cittadini, con un indirizzo diverso, che deve essere discussa e che spero non venga ignorata. Le proposte dei cittadini, rispettose delle forme e dei regolamenti, hanno lo stesso diritto e la stessa dignità delle proposte dei sindaci; si chiama democrazia partecipata. Può anche non piacere ma non può essere ignorata.
Curioso è definire chiaro il “percorso fin qui seguito”. Quale percorso? L’unico atto sin qui compiuto è la costituzione di Idroservice, una operazione societaria non di competenza della Conferenza con qualche dubbio di legittimità per vari motivi che vanno dal mancato rispetto della legge, dello statuto e che non è stata deliberata dai Comuni soci di Lario Reti Holding.
E il percorso successivo? Il comunicato sottolinea che il servizio, a regime, sarà affidato, in house, ad una società a totale partecipazione pubblica e controllo analogo che unirà il ramo idrico di Lario Reti Holding a Idrolario. Cosa significa “a regime”? Quando si avrà una situazione “a regime”? La delibera dell’Ufficio d’Ambito indica nel 30 giugno 2014 il termine per l’affidamento del servizio alla nuova società che dovrebbe perfezionare l’aggregazione prima dell’affidamento. Entro la stessa data, la società dovrebbe avere soci tutti i 90 comuni della provincia e la partecipazione dovrà essere proporzionale al numero degli abitanti. È una condizione essenziale, prevista dalla delibera dell’Ufficio d’Ambito a pena di risoluzione automatica dell’affidamento in caso di non realizzazione, che nel comunicato viene completamente ignorata. Come mai questa dimenticanza? Possono spiegarlo? Non a me, ai cittadini che hanno il diritto di essere informati.
Per un percorso chiaro, sarebbe stato opportuno predisporre, invece di generiche enunciazioni, un piano dettagliato con la spiegazione delle modalità, dei tempi, dei costi necessari per realizzare la società unica ma anche gli aspetti positivi e negativi. Perché non è stato ancora predisposto il piano degli esborsi dei Comuni per acquisire o riallineare le quote di Idroservice? Forse perché i Comuni, in difficoltà economiche per i patti di stabilità, avrebbero seri problemi ad aderirvi. Se avessero cognizione che il contrario, l’affidamento a Idrolario con trasferimento della struttura di Idroservice, richiederebbe esborsi notevolmente inferiori, la pseudo larghissima maggioranza potrebbe anche diventare minoranza. Perché non vengono fornite complete informazioni?
L’indebitamento di Idrolario e le relative difficoltà finanziarie, che incutono paura e indirizzano la scelta, sono le uniche informazioni fornite, auspicando che non siano anche tendenziose. È indubbio che sia in corso un’azione di dequalificazione di Idrolario. Le dichiarazioni del presidente di L.R.H. nell’assemblea del febbraio scorso, la presentazione di un piano finanziario incompleto e non documentato che prevede un fabbisogno finanziario di 29milioni di euro, stranamente chiamata perdita, e la mancata approvazione del bilancio 2012 sono fatti incontestabili ma ingiustificati. Il problema non si risolve con una semplice operazione societaria e l’indebitamento trasferito a Idroservice non si estingue. Gli attuali soci di Lario Reti Holding non possono rinunciarvi perché creerebbero un danno erariale ai propri Comuni.
I sindaci hanno, forse, memoria corta. Si sta ripetendo quello che è già successo nel 2007 con la fusione di alcune società del settore idrico e una del settore gas in Lario Reti Holding. La ragione, anche allora, era l’indebitamento delle società del settore idrico. L’indebitamento dell’epoca non è stato pagato, ha cambiato nome e, oggi, i Comuni, già soci di Acel spa, presentano il conto. Il conguaglio necessario per portare tutti i comuni in Idroservice avrà dei beneficiari, i Comuni ex Acel. Sono gli stessi Comuni, 86,82% di Lario Reti Holding e 39,98% della popolazione provinciale (evidente lo squilibrio) che in questi anni hanno beneficiato degli utili prodotti con il servizio idrico, causa principale della perdita di Idrolario e conseguente aumento delle tariffe e delle bollette. Non dimentichiamo i Comuni comaschi che, con queste strane operazioni, hanno visto cancellati i debiti delle società di cui erano soci, incassano annualmente una quota di dividenti e saranno anche liquidati per cedere la propria quota di Idroservice. Incredibile!
La ferrea logica dei partiti e la sottomissione alle loro direttive provoca queste situazioni. La qualità della gestione dei servizi non è una questione politica, è la risposta che i cittadini attendono dopo aver, ad ampia maggioranza, stabilito che l’acqua deve restare pubblica.
Incredibili i non velati toni minacciosi dell’ultima parte del comunicato. Non ci sono limiti alla democrazia partecipata se non costituisce una limitazione della democrazia stessa; un buon ripasso della Costituzione sarebbe necessario. Il buon senso è un concetto astratto, è solo un opinione che può anche essere diversa e non condivisa, ritenersi depositari del buon senso è solo presunzione e arroganza. La pazienza è uno stato personale e chi ha scelto di svolgere un ruolo istituzionale deve averne più di altri; essere eletti democraticamente non trasferisce la titolarità o la proprietà dell’ente, è solo un mandato conferito dagli elettori. I sindaci non sono esonerati dal vincolo di mandato come la Costituzione prevede per i parlamentari.
Esprimere opinioni diverse non è ostruzionismo o strumentalizzazione, è solo un diritto che nessuno può impedire. Cercare di impedirle è grave, specialmente da parte di sindaci, eletti democraticamente dai cittadini, poterle esprimere è normale.
Innervosirsi non serve a nulla e non consente il superamento delle diversità di opinioni, crea solo contrapposizioni ed irrigidimenti. Anche i cittadini, che continuano a pagare per le inefficienze e le diseconomie cominciano ad innervosirsi. Noi chiediamo solo che, affermato il principio dell’acqua pubblica, che sembra condiviso, la gestione pubblica garantisca efficienza, efficacia ed economicità, mi ripeto ma sono principi forti ed indisponibili. Il pubblico e basta non è sufficiente.