Il 14 luglio 1789, presa della Bastiglia, segna l’inizio della Rivoluzione Francese. Il popolo si libera dalla servitù di classe imposta dalla nobiltà e dal clero. Si forma la consapevolezza che gli uomini e le donne hanno pari doveri, diritti e dignità. Le caste e i privilegi sono eliminati. Solo un mese dopo, per la prima volta nella storia dell’umanità, è emanata la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” uno dei più significativi riconoscimenti della libertà e dignità umana che ha ispirato numerose carte costituzionali successive.
“Liberté, Égalité, Fraternité”, libertà e democrazia, pari opportunità e solidarietà, sono i principi fondanti di una nuova società che, purtroppo, non sono ancora compiuti. Esistono troppe situazioni di povertà, di limitazione della libertà individuale, la povertà è una limitazione della libertà. La democrazia è un concetto astratto e la distanza tra eletto e elettore la confina a mera enunciazione. Le pari opportunità sono solo una teoria per le troppe barriere, anche di carattere socioeconomico. La solidarietà è un’illusione in una società dominata dagli egoismi e dall’arricchimento, anche illecito.
Le “lobby”, gruppi di pressione politica per interessi particolari, sono legittimate. Esistono le lobbies dei banchieri, dei finanzieri, delle professioni, dei giornalisti, degli imprenditori (o meglio dei vertici di categoria delle imprese) ma non esiste la lobby del popolo, della maggioranza dei cittadini destinati a subire pur essendo i depositari della sovranità. Una volta erano i Partiti a rappresentare ed interpretare i bisogni del popolo, oggi anche i Partiti, cosiddetti di massa, sono più attenti alle sollecitazioni provenienti dalle lobbies.
La Rivoluzione Francese è la conseguenza dello sviluppo, per quasi un secolo, dell’illuminismo che pone al centro l’uomo, la sua individualità e il suo essere dotato di intelletto che lo può liberare dallo stato di subordinazione secolare. Il 98% della popolazione, il Terzo Stato, è servo del restante 2% al quale spetta, di fatto, il governo della società e gode di ogni privilegio. Nei primi mesi del 1789 Sieyès, uno dei teorici della Rivoluzione, scrive in suo pamphlet: “«Che cos’è il terzo stato? Tutto. Che cosa è stato finora nell’ordinamento politico? Nulla. Che cosa chiede? Chiede di essere qualcosa». Questa legittima rivendicazione è all’origine della Rivoluzione Francese.
È cambiato qualcosa? Assolutamente no. La situazione è la stessa anche se ha le sembianze della Democrazia. Il popolo, all’incirca ancora quel 98%, rappresenta qualcosa nell’ordinamento politico? Le consultazioni elettorali sembrano attribuirgli il potere, la sovranità. Anche prima della Rivoluzione Francese l’Assemblea Nazionale veniva eletta con consultazioni elettorali ma i meccanismi erano tali per cui il Terzo Stato era sempre soccombente. È esattamente quello che succede oggi. I parlamentari non sono scelti dagli elettori ma dalle segreterie dei Partiti, in Parlamento il voto è condizionato dalle indicazioni delle segreterie che decidono le linee politiche e di governo dopo essersi consultate con le “lobbies”. Mai è rispettato il programma elettorale. L’attuale governo Letta, la sua costituzione e la sua azione sono la negazione del programma elettorale del partito che l’ha proposto. La governabilità, la grave crisi economica sono la giustificazione per un’azione di governo contraria alle aspettative dell’elettorato. Cosa ne facciamo di un governo che, con tali giustificazioni, garantisce il 2% della popolazione ignorando, anzi impoverendo, il restante 98%?
Il popolo paga le tasse con inasprimenti continui, subisce tagli dei servizi o aumenti delle tariffe, perde posti di lavoro perché le imprese chiudono. Lo chiede l’Europa perché il debito pubblico deve diminuire. Ma le lobbies, la finanza ed il clero, ma anche il malaffare, continuano a godere dei privilegi e ad arricchirsi.
Non è cambiato assolutamente nulla! Prima la nobiltà ed il clero imponevano le proprie regole al 98% della popolazione, oggi la finanza ed il clero fanno la stessa cosa.
Se nulla è cambiato, il popolo, come allora, deve riappropriarsi della propria sovranità e ristabilire vere e non camuffate regole democratiche. Una rivoluzione? Non dobbiamo avere paura delle parole. Oggi una rivoluzione non potrebbe essere violenta, il contesto storico è cambiato. La rivoluzione è un cambiamento radicale che deve iniziare con la sostituzione dell’attuale classe politica e trasformarsi in “democrazia diretta”. Basta con i “leaders”, vecchi e nuovi, che si reputano e assomigliano a monarca.
Non abbiamo molto tempo. Il sistema Paese se non è già morto è agonizzante. Dobbiamo solo essere consapevoli che il popolo è tutto e che al popolo competono le decisioni politiche, questo è il principio della “sovranità popolare”.
Diamo vita alla “lobby del popolo”, se sono legittime le altre tanto più lo è quella che rivendica la sovranità che le compete. La rete ci può aiutare.