Egregio Direttore
Ho letto con molta attenzione l’articolo di Fausta Chiesa del 30 agosto scorso, “Gas, come si forma il prezzo? Ecco perché è salito così tanto”, condividendone buona parte e l’impostazione.
Mi permetta, però, di evidenziare alcune imprecisioni che, involontariamente, possono trarre in inganno il lettore che, magari, non segue nei dettagli la grave e drammatica, per il nostro Paese, situazione dell’andamento del prezzo del gas, principale origine, oltretutto, degli aumenti dell’energia elettrica.
Mi riferisco, in principale, all’affermazione, nella parte iniziale, che il prezzo del gas, un anno prima, cioè il 30 agosto 2021, era di 27 euro a megawattora mentre, in realtà, era di 49,68 euro megawattora, con un aumento del 91%, cioè quasi il doppio rispetto al 01 giugno precedente, di 25,98 euro megawattora, quando, in realtà, è iniziata l’escalation dei prezzi dopo tre anni e mezzo di prezzi praticamente costanti, con variazioni minime dovute all’andamento del costo del petrolio, indice brent.
Mi riferisco, in principale, all’affermazione, nella parte iniziale, che il prezzo del gas, un anno prima, cioè il 30 agosto 2021, era di 27 euro a megawattora mentre, in realtà, era di 49,68 euro megawattora, con un aumento del 91%, cioè quasi il doppio rispetto al 01 giugno precedente, di 25,98 euro megawattora, quando, in realtà, è iniziata l’escalation dei prezzi dopo tre anni e mezzo di prezzi praticamente costanti, con variazioni minime dovute all’andamento del costo del petrolio, indice brent.
Non è una pignoleria, gli eventi si giudicano anche dalle date in cui accadono.
Fare riferimento al prezzo di un anno prima, peraltro non corretto ed inferiore al reale, comparandolo semplicemente a quello della data dell’articolo, 252,940 euro a megawattora, senza spiegare che cosa è accaduto nel durante, può portare il lettore a ritenere che la causa sia imputabile solo alla odiosa guerra russo-ucraina e alle necessarie ed opportune sanzioni mentre nessun fattore esterno ha contribuito all’abnorme e paradossale aumento del prezzo se non la speculazione favorita da un sistema socio economico che dovrebbe essere modificato, questo, però, è un compito della politica che, per come rappresentata, dubito sia in grado di fare.
Il grafico seguente con le variazioni giornaliere, dal 01 giugno 2021 alla data odierna, degli indici di riferimento alla questione, evidenzia che la speculazione, anche con picchi simili agli attuali, è iniziata quando nessuno ipotizzava la guerra.
Non bisogna nemmeno dimenticare che il gas naturale importato nel 2021, per circa l’85%, secondo l’indicazione di ARERA, l’Autorità di regolazione del settore, nella segnalazione al Parlamento e al Governo del 13-06-2022, è regolato da contratti pluriennali con prezzi fissati e indicizzati al costo del petrolio, ossia alla variazione dell’indice brent con una variazione, dal 01-06-2021, del 39,65% e non del 835,37% del TTF, cioè oltre 9 volte.
Sarebbe interessante capire come sono acquistati e qual’è il cedente di quel 15% non contrattualizzato, al quale viene applicato il prezzo TTF, quello del mercato spot, che potrebbe avvenire anche tra società dello stesso gruppo per far lievitare i prezzi, potrebbe aiutare a capire gli aumenti sproporzionati degli utili delle principali società di settore negli ultimi quattro trimestri, ossia quelli dal 1 giugno 2021 al 30 giugno 2022 restando in curiosa attesa dei dati del trimestre in corso.
Curioso è anche il comunicato del 29 luglio scorso di ARERA con il quale precisa che, nell’interesse degli utenti, per calmierare il prezzo del mercato tutelato, sostituirà, dal prossimo trimestre, l’indice TTF con l’indice nostrano PSV, ma il grafico evidenzia che i due indici si sovrappongono segno che gli stessi sono molto simili con differenze minime frutto anche di una particolare speculazione non evidenziata nell’articolo pur avendo ben spiegato il mercato, e le speculazioni, dei futures.
In una commodity per la quale, in Europa, ci sono mercati in ogni stato con uno di riferimento, quello olandese, l’acquisto in uno e la successiva pressoché immediata vendita in un altro, è ulteriore fattore di speculazione.
In una commodity per la quale, in Europa, ci sono mercati in ogni stato con uno di riferimento, quello olandese, l’acquisto in uno e la successiva pressoché immediata vendita in un altro, è ulteriore fattore di speculazione.
L’altro aspetto che non condivido, ma questo è solo una questione di opinioni, tutte legittime, è l’inciso “Perché il prezzo è salito così tanto? Principalmente a causa della guerra in Ukraina e delle tensioni con la Russia…”, è evidente che le notizie, spesso non corrette o non complete, creano panico e vengono utilizzate da chi fa profitti con le speculazioni finanziarie attraverso la strumentalizzazione della domanda e dell’offerta, ma questo è solo l’effetto e non la causa.
La conclusione è che far rientrare nel libero mercato, sistema pur opportuno in una moderna socialdemocrazia, i servizi pubblici che non hanno una funzione economica e sopratutto speculativa ma una funzione socio economica quale strumento per la redistribuzione della ricchezza e volano dello sviluppo anche economico, è figlio della deregulation neo-liberista degli anni ’80 del secolo scorso che deve, necessariamente, essere superata, nell’interesse generale e nel rispetto dell’art. 41 della nostra Costituzione.
La responsabilità non è di chi ha fatto i profitti con la speculazione, avendo fatto solo il suo mestiere, dovendo garantire utili e loro distribuzione ai soci e azionisti, come stabilito dall’art. 2247 del codice civile, ma di chi ha permesso che questo, e altro, avvenisse, cioè la politica. Alla politica la risposta e agli elettori l’invito ad utilizzare con ponderazione gli strumenti che la democrazia, garantita nel nostro Paese, mette a loro disposizione.
La responsabilità non è di chi ha fatto i profitti con la speculazione, avendo fatto solo il suo mestiere, dovendo garantire utili e loro distribuzione ai soci e azionisti, come stabilito dall’art. 2247 del codice civile, ma di chi ha permesso che questo, e altro, avvenisse, cioè la politica. Alla politica la risposta e agli elettori l’invito ad utilizzare con ponderazione gli strumenti che la democrazia, garantita nel nostro Paese, mette a loro disposizione.