Ci avevano promesso il cambiamento, ci avevano garantito di essere dalla parte dei cittadini, ci avevano promesso che avrebbero impedito lottizzazioni clientelari e centri di potere.
Scordiamoci tutto, siamo alle solite, le promesse fatte campagna elettorale restano promesse. È una storia vecchia che si ripete. È il solito inganno.
Non mi riferisco alla vicenda RAI, pur importante, che si può anche non condividere ma ha una sua ragione. È diventato l’argomento del giorno e occupa intere pagine di giornali.
Oggi, 6 agosto, è in votazione nelle Commissioni Ambiete e Attività Produttive della Camera il rinnovo di un collegio di un Ente un’Autorità, importante per gli effetti che produce nelle tasche dei cittadini ma nessuno ne parla. La votazione sarà il solito teatrino, la solita finzione perchè gli accordi sono già fatti e gli 88 deputati dovranno semplicemente ratificare quello che il governo e le segreterie, maggioranza ed opposizione, hanno già concordato. Quando c’è da spartire non c’è maggioranza e minoranza.
Questo è il cambiamento promesso? No, questo è il vecchio modo di fare politica. Nessuno dice niente, nessuno ne parla. La spartizione è definita, tutti sono soddisfatti. Meglio stare zitti, non parlandone, nessuno se ne accorge.
Il presidente ed un membro del collegio saranno leghisti, uno del M5S, uno del PD e uno di Forza Italia, tutto a posto, i partiti minori saranno accontentati in altra occasione, magari c’è già un accordo. Lunedì, salvo teatrini, la votazione sarà all’unanimità e “les jeux sont faits”.
Fosse solo questo, potrebbe irritare, ma gli italiani sono abituati e rassegnati.
Il problema è un altro, 4/5 dei neonominati sono in palese conflitto di interessi e, probabilmente, anche in situazione di inconferibilità dell’incarico, quella stessa inconferibilità prevista da una legge per coloro che nei due anni precedenti sono stati amministratori di società regolate e finanziate dall’ente in cui vengono nominati. Lo sappiamo che le leggi valgono solo per i cittadini ma non per i politici, non riusciamo, però, a farne una ragione.
Mi sto riferendo al collegio, l’organo di gestione di ARERA (meglio nota con la denominazione in uso sino al arera logo31.12.2017, AEEGSI). Un organismo, un’Autorità, con precise funzioni: a) garantire la concorrenza ed il mercato; b) garantire e tutelare gli utenti; c) predisporre i metodi di calcolo delle tariffe per l’energia elettrica, il gas, il servizio idrico e, dal 01.01.2018, per il ciclo dei rifiuti urbani e assimilati.
La funzione dell’Autorità è tanto delicata che la legge prevede il divieto per tutta la durata del mandato, 7 anni, il divieto di svolgimento di qualsiasi altra attività e per i due anni successivi il divieto di qualsiasi rapporto, anche professionale, con le società regolate. Le società regolate sono le società di gestione dei servizi pubblici che sono, appunto, soggette alla regolazione dell’Autorità.
Chi sono questi membri del nuovo collegio di gestione di ARERA?
Stefano Besseghini, di Tirano noto anche a Lecco per aver collaborato con il polo universitario lecchese, attualmente presidente in carica di un Ente Pubblico, RSE, Ricerca Sistema Energetico, in quota Lega.
Gianni Castelli, presidente di Serenissima Gas, società controllata da ACSM-AGAM a sua volta, dopo l’operazione Multiutility del Nord, controllata da A2A, in quota Lega.
Andrea Guerrini, presidente del Consiglio di Gestione di ASA spa, società livornese che gestisce il servizio idrico e la distribuzione del gas, partecipata con il 40% da IRETI spa società controllata da IREN spa, multiutility quotata, in quota M5S.
Stefano Saglia, membro del consiglio di amministrazione di TERNA spa, una delle più grosse società private di trasmissione di energia elettrica, in quota Forza Italia.
Clara Poletti, già funzionaria interna di ARERA, in quota PD.
Come faranno a svolgere le funzioni prima indicate in totale indipendenza e autonomia dalle società dove, in data odierna, salva la possibilità di dimissioni dell’ultima ora, sono amministratori? Come faranno a rivedere le tariffe nell’interesse degli utenti se questo comporterà una riduzione degli utili delle società di cui, oggi, sono amministratori?
È una bella domanda, la risposta è nel nuovo che avanza, il M5S, e nel cambiamento promesso.
Che sia lo stesso cambiamento che ha portato, a Roma, alla presidenza di Acea, tale Lanzalone finito, poi, agli arresti domiciliari?
Nessun riferimento ai neonominati, ma solo al cambiamento del M5S, anche se sembra che sia cambiata solo la sigla.