Mi è capitato, ieri, di leggere un articolo su “L’Indipendente” [vedi] indicativo di un modo di fare informazione alla ricerca del “sensazionale” senza nemmeno documentarsi come la deontologia professionale del giornalista richiederebbe. Il titolo dell’articolo è “Un emendamento notturno del Governo apre le porte alla privatizzazione dell’acqua” ed ha trovato immediato riscontro sui Social dove, purtroppo, viene sempre presa per “verità” e, spesso, cavalcata, la notizia che, in qualche modo, soddisfa le aspettative personali, cioè quelle di essere contro senza fare alcun verifica.
Ho cancellato la parola “verità” dal mio vocabolario perchè credo che ogni verità sia solo un opinione e, essendo molte le opinioni, anche le verità si moltiplicano.
Avendo l’abitudine di verificare le notizie, in particolare quelle che mi coinvolgono e mi impegnano dal punto di vista politico e sociale, in questo caso il processo di privatizzazione del servizio idrico, e dei servizi pubblici in generale, che mi vede in una posizione fortemente critica, ho fatto i dovuti accertamenti, cosa molto semplice in quanto si tratta di entrare nel sito della Camera, accedere ai lavori della V Commissione e prendere visione dei documenti relativi, in questo caso quelli delle ” Disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose” che sono pubblici.
Ho trovato il documento cui si riferisce l’articolo e mi sono reso conto che l’articolo è una classica “fake news”, quelle che oggi sono di moda e aiutano a rendere proficui i giornali, anche online che le pubblicano.
Non si tratta, innanzitutto, di un emendamento del Governo ma di un Deputato (Ubaldo Pagano del PD, con altri) della V Commissione della Camera. Non è punualizzazione inutile poichè l’articolo precisa che l’emendamento rientra “nell’ottica del Pnrr e delle politiche di privatizzazione di Draghi“, mentre è una iniziativa di alcuni parlamentari che assumono iniziative in funzione di proprie opinioni legittime per una migliore organizzazione del servizio idrico e che, personalmente, condivido conoscendo la situazione reale attuale del servizio su base nazionale.
L’emendamento non è finalizzato a processi di privatizzazione, è un tentativo di mettere ordine nella gestione di un servizio che, dopo 27 anni dall’emanazione della Legge per la sua riorganizzazione, è ancora al palo con oltre il 20% dei Comuni che gestiscono il servizio in economia [1], cioè in forma autonoma, ed è parte di quella arretratezza che gli utenti devono sopportare con disservizi e maggiori costi.
Come si fa ad affermare che il servizio “tornerà nelle mani del gestore unico” e che, nell’ottica del PNRR, potrebbe essere una spa con azionariato privato. Probabilmente chi scrive non conosce la struttura attuale di gestione del servizio e fa confusione oltre a non avere avuto nemmeno la cura di leggere il PNRR.
Il gestore unico non è un nuovo ente cui trasferire le attuali gestioni in economia che non presentano i requisiti di salvaguardia [2] previsti da una norma abrogata alla fine del 2009, ma sono gli attuali gestori degli ambiti territoriali e lo saranno ancora mediamente per una ventina d’anni.
Sono gestori che, per il 65,43% della popolazione servita, sono totalmente pubblici e per il 31,99% sono a maggioranza pubblica. Il privato detiene una quota e controlla il 2,57% che si esaurirà in tempi medio brevi con il termine delle concessioni.
La maggior parte di queste società pubbliche, peraltro, gestisce il servizio in house providing, ossia con caratteristiche che escludono procedure ad evidenza pubblica, le gare, perché rappresentano un attività interna ed in proprio degli stessi Comuni.
Non si tratta di privatizzazione ma di gestione pubblica secondo logiche privatistiche, e spesso clientelari.
Se il PNRR afferma “La riforma è quindi rivolta a rafforzare il processo di industrializzazione del settore (favorendo la costituzione di operatori integrati, pubblici o privati …..” non si sta andando nell’indirizzo di una privatizzazione ma di un efficientamento del servizio idrico lasciando ai Comuni, purchè efficienti, la scelta tra l’opzione pubblica o privata.
Mi rendo conto che le parole industrializzazione, concorrenza e mercato, per effetto di un retaggio culturale, politico e ideologico, spaventino e facciano scattare teorie anche complottiste, è necessario, però, andare oltre se si vuole far crescere il Paese nell’unico interesse dei suoi cittadini.
Mi sembra, al contrario dell’autore dell’articolo e di chi è sempre e solo strumentalmente contro, che il PNRR, il DDL concorrenza e l’emendamento richiamato vadano proprio nel’indirizzo di obbligare la politica locale a perseguire l’efficienza.
Ritengo sbagliata la privatizzazione di tutti i servizi pubblici e uso il termine “sbagliata” perchè non censuro un opinione ma perché sono i dati, lo studio del sistema e dei bilanci dei gestori che, in modo concreto e razionale, dimostrano che questa è incompatibile con funzioni che non sono economiche anche se richiedono ingenti risorse per investimenti.
Lo studio e la ricerca sono impegnativi e richiedono tempo e impegno ma sono gli unici strumenti per contrastare Enti, come ARERA, la prima responsabile della gestione economica di servizi pubblici locali che dovrebbero avere funzioni sociali, in quanto devono soddisfare bisogni primari, ed essere strumenti di sviluppo, strumenti come i Metodi Tariffari, utili ai profitti ingiustificati dei gestori con inserimento, in tariffa, di costi impropri con anche qualche dubbio di legittimità e per richiamare i Sindaci dei Comuni che, come prevede l’art. 142 del d.lgs. 152/2006, hanno la competenza della gestione del servizio idrico ma se ne dimenticano quasi sempre.
Da decenni mi oppongo a qualsiasi forma di privatizzazione dei servizi pubblici, lo facevo anche quando partecipavo a Collegi Sindacali o Consigli di Amministrazione dei gestori, voglio continuare a farlo ma vorrei, nel contempo, contribuire a creare le condizioni per servizi più efficienti, efficaci ed economici nell’unico interesse degli utenti, cioè dei cittadini e delle imprese del nostro Paese.
Non serve gridare “al complotto privatizzatore”, sono solo isterismi inutili, affrontiamo i privatizzatori, vigilando perché le lobby sono sempre all’opera, con i loro strumenti, cioè le argomentazioni, tenendo presente che il rischio non è nelle leggi ma nelle politiche locali.
Purtroppo la vicenda M5S ha convinto molti che con la protesta si possono raccogliere consensi che possono essere utili per la formazione di nuovi partiti utili solo ai loro promotori e, infatti, ne stanno nascendo molti come le margherite in primavera che, però, hanno solo la peculiarità di destabilizzare e originare avventure pericolose. La storia docet!