Stupore. Questa è stata la mia personale reazione per la notizia apparsa su “La Repubblica.it” di una proposta di legge tendente a garantire “vitalizi” alla “casta” firmata anche dall`on. Lucia Codurelli. Conosco molto bene Lucia Codurelli e la sua interpretazione del ruolo di parlamentare come funzionaria di servizi, non come approfittatrice di vantaggi personali, quindi la notizia mi ha lasciato costernato. Ho cercato la proposta di legge citata nell`articolo (2875/2009), facilmente reperibile su internet, e, leggendola, lo stupore si è trasformato in sbigottimento per un modo di fare informazione tendenzioso, strumentale e, cosa più grave, falso.
L`articolo di Repubblica inizia con un titolo “Un vitalizio per tutti i politici…,” che richiama l`attenzione su un argomento d`attualità. In realtà non si tratta di “vitalizio” ma di “pensione”, un diritto cui aspirano tutti gli italiani e non solo i politici. Vitalizio, nella logica usata dall`autore dell`articolo, è inteso come privilegio o rendita di posizione artatamente creata; la pensione, invece, è un diritto di ogni lavoratore che svolge attività legittima. Forse che Antonello Caporale ritiene la propria pensione un vitalizio? Ma se Antonello Caporale ha diritto alla pensione perché non dovrebbe averlo un lavoratore che temporaneamente svolge una funzione pubblica?
Con una riflessione minima senza eccesivi sforzi si può ben capire che la proposta di legge ha la sola funzione di garantire continuità contributiva. La proposta di legge allarga i soggetti di riferimento introducendo anche coloro che al momento dell`assunzione della carica non sono titolari di pensione o di altra forma previdenziale obbligatoria ma anche questo, se lo si vuole leggere in modo non tendenzioso, ha una precisa funzione: consentire ai giovani l`accesso alla politica.
Strano paese il nostro e ovviamente altrettanto stramba l`informazione. Da più parti si afferma che la classe politica deve essere svecchiata e che bisogna lasciare spazio ai giovani, ma poi vengono essi stessi esclusi da ogni prospettiva, anche quella previdenziale e pensionistica. Ai giovani si chiede impegno ma si garantisce loro solo precariato.
Conosco una delle cause che ha fatto prendere coscienza del problema da parte dei sottoscrittori della proposta di legge. Il sindaco di un comune lecchese eletto dai suoi concittadini, e non dalla nomenclatura, che, per qualche anno, ha beneficiato della legge esistente che consentiva la copertura contributiva, si è trovato scoperto solo perché l`azienda presso la quale era occupato, pur in aspettativa, è fallita. Tutti i colleghi di lavoro sono stati garantiti dagli ammortizzatori sociali, mentre lui, in quanto amministratore pubblico, avrebbe potuto usufruire degli stessi solo dimettendosi, disattendendo quindi il mandato dei suoi concittadini. Lo spirito di servizio è il dovere principale di chi ricopre una carica pubblica, ma l`autolesionismo è un`altra cosa.
Preso atto della tendenziosità della stampa, per evitare di essere interpretato, sottolineo che l`episodio ha fatto emergere una situazione di ingiustizia generale e non particolare. Bene hanno fatto i parlamentari che si sono posti l`obiettivo di rimuovere ingiustizie in contrasto con i principi costituzionali. Nessuna crisi economica giustifica un`ingiustizia. Si sarebbe potuto ovviare al problema con il solito metodo all`italiana attraverso una falsa assunzione in qualche impresa compiacente o in qualche azienda o ente pubblico. Nella logica della trasparenza, che nel pubblico è essenziale, è molto meglio risolvere le questioni con strumenti legislativi garanti dell`interesse generale, il quale coincide anche con la tutela del singolo.
Si può essere o meno favorevoli alla proposta di legge, questo è naturale e legittimo, ma non si può descrivere un fatto in modo diverso dalla realtà solo per fare notizia. È molto probabile che Antonello Caporale, autore dell`articolo sopra citato, non abbia nemmeno letto la proposta di legge. Afferma con una certa enfasi che nel testo dell`unico articolo della proposta di legge è scritto “per una ragione di equità”. La parola equità non è mai utilizzata nella proposta. Questo non significa che nella norma non ci siano ragioni di equità o di giustizia ma che l`articolo è solo un`evidente invenzione. L`autore scrive che la proposta di legge è finalizzata a garantire un vitalizio per tutti i politici. Non è vero. La legge prevede che l`amministrazione locale si faccia carico degli oneri previdenziali di chi, nelle amministrazioni locali, svolge una funzione pubblica e sia impossibilitato per tal motivo di svolgere un`attività professionale che gli garantisca la copertura previdenziale. Essa inoltre prevede solo un periodo di durata determinato, perché è noto che i mandati elettorali nelle amministrazioni locali non possono essere più di due.
È facile fare la morale quando, grazie a contribuzione pagata dalla Provincia per cinque anni in cui si è svolta la funzione di Presidente, e a quella accreditata durante il mandato parlamentare, si potrà percepire una doppia pensione e incassare il t.f.r. perché docente universitario e deputato, vero On. Antonio Borghesi? Questa è una “cosa da non credere” e questa è una delle ingiustizie e di privilegio della “casta” che deve essere rimossa. Ritenere che sia legittimo garantire due pensioni e contrastare un provvedimento che evita a qualcuno di essere penalizzato dal ricoprire una carica pubblica ed elettiva è curioso, oltre che contradditorio. Preoccupa quando un parlamentare usa due pesi e due misure, perché si tratta di un comportamento contrario al principio di equità e giustizia che dovrebbe caratterizzare l`azione di un legislatore. Non credo di doverlo spiegare io, mi sembra un concetto ben comprensibile anche da un docente universitario, pur in aspettativa. La giustizia non è giustizialismo o scandalismo. La giustizia è uguaglianza e pari opportunità.
È facile fare del qualunquismo, anche con false argomentazioni, attraverso un giornale e garantirsi in questo modo previdenza e pensione. La correttezza dell`informazione è diventata un optional, ma se poi crea danni a qualcuno e porta vantaggi personali, non importa. Questo paese comincia a piacermi sempre meno: è una giungla dove si urla, si parla, si blatera ma si ignorano i problemi reali, dove si confondono e si mischiano i ruoli. Molti giornalisti non fanno informazione; giudicano e cercano di forzare e condizionare la politica spesso anche falsando o inventando fatti.
Sono un cittadino fuori, per scelta personale, da qualsiasi schieramento politico da qualche anno e che non ha mai ricoperto incarichi pubblici. La difesa di una proposta di legge che reputo corretta non è dettata da opportunismi personali, perché non mi riguardano. L`unico desiderio è che la politica si riappropri del proprio ruolo e che ridisegni un modello di società che ridia dignità a tutti i cittadini. Vorrei che il governo del Paese sia affidato all`espressione politica che il popolo sceglie con il voto, anche se diversa dalla mia personale scelta. Il suffragio popolare è l`unico strumento di garanzia democratica.
La politica deve svegliarsi e contrastare questa azione “eversiva” di parte della stampa e non assecondarla per timore di perdita di consenso. Mi amareggia leggere che il PD stia valutando di ritirare la proposta di legge, perché questo significa che ha rinunciato al suo ruolo nella società lasciando a un giornalista, scelto da un editore e non dal popolo, la “funzione legislativa”. Non mi sembra che la funzione legislativa sia attribuita anche ai giornalisti.
Vorrei essere rappresentato da un Parlamento che a seguito di una serena discussione di merito decida quali sono le leggi opportune e necessarie per il Paese senza pregiudizi e strumentalizzazioni. Non nego che nella politica si sia formata una “casta”, non si deve però generalizzare. Bisogna piuttosto evitare che se ne creino altre. Gli intoccabili in questo paese sono troppi e anche i giornalisti ne fanno parte: tutto ciò può essere modificato solo con il recupero del ruolo della politica.