Mi spiace che GianMario Fragomeli, segretario dei DS, che ho sostenuto e che continuerò a sostenere, non abbia capito la mia posizione in merito alla costituzione di “Lario Reti Holding”. Non è una questione politica ma la non condivisione del modo di gestire il patrimo-nio, di beni e di funzioni, che è stato affidato alle società a capitale pubblico. Mi preoccupa unicamente il fatto che le strategie ed i progetti dimenticano la questione centrale: garantire servizi efficienti a condizioni più economiche di quelle attuali. Non ho ancora sentito nessuno affermare che il progetto dovrà creare le condizioni per una rideterminazione delle tariffe che non obbligatoriamente dovranno aumentare o, se necessa-rio, dovranno aumentare in misura inferiore a quelle oggi ipotizzate.
Qualcuno giustifica la fusione, includendo il gas, perché, sino alla ridefinizione delle tariffe da parte dell’A.T.O., grazie ai profitti del gas, potranno essere sostenute le perdite del settore idrico. E’ assurdo. Personalmente sono convinto che debbano essere rimosse le inefficienze per rendere più economico e accessibile un bene primario come quello dell’acqua.
E’ possibile. Per aziende a capitale pubblico è doveroso. Sono convinto della necessità di un reale processo di liberalizzazione, in una logica di con-correnza e mercato che, attraverso la competizione, stimoli la qualificazione dei beni prodotti e dei servizi e la riduzione dei costi. Sono, però, da sempre strenuo oppositore del processo di privatizzazione (che è cosa diversa dalla liberalizzazione) di settori strategici della vita so-ciale del Paese.
Mi riferisco alla giustizia, alla difesa, alla sanità e all’istruzione ma anche ai servizi pubblici che, dovendo garantire il soddisfacimento di bisogni primari, svolgono un ruolo sociale es-senziale.
L’acqua, per l’impatto che ha nella vita quotidiana e per la sua sempre maggiore scarsità, è tra i servizi pubblici locali quello che richiede maggiore tempestività ma anche incisività. La Legge Galli (che regola il settore idrico in Italia) è del 1994 ma siamo ancora lontani dalla sua realizzazione.
Ha ragione Fragomeli quando ricorda gli sforzi degli anni scorsi per la realizzazione della so-cietà unica in Provincia; sforzi inutili, vanificati da incomprensibili atteggiamenti che hanno fatto abbandonare il progetto alla vigilia dell’atto di fusione delle società del settore idrico e solo idrico.
Il rischio, paventato da Fragomeli, che i servizi pubblici finiscano in altre mani, i privati, è grosso ma è alimentato da questi “giochetti della politica” che la gente non comprende.
Soluzioni chiare, comprensibili alla gente, che garantiscono qualità e costo dei servizi porte-ranno la gente a riconoscersi nelle “loro” aziende creando quell’affezione che è l’unica possi-bilità per contrastare un processo di privatizzazione.
L’affermazione di Fragomeli, “Le gestioni delle reti del GAS con quelle dell’acqua dovranno essere al più presto separate”, è indice evidente di una situazione confusa. Perché dobbia-mo realizzare una fusione che unifica la gestione delle reti del gas e dell’acqua se già dichia-riamo di doverle separare al più presto?
Su questo tema, evidentemente, sono rimasto solo, non mi interessano le condivisioni che vengono dal centro-destra perché sono e rimango un uomo di sinistra, anche se moderata. Mi auguro solo di essere condiviso dalla gente che è al centro, da sempre, del mio impegno politico. La mia puntualizzazione non è una polemica con Fragomeli, per il quale riconfermo la pro-fonda stima, ma è solo una diversità di opinioni che, in un sistema libero e democratico, è normale e, perché no, auspicabile.