Il comunicato del PD [vedi], che ripete il documento dei dieci sindaci, testimonia come la gestione dei servizi non sia soggetta al controllo analogo dei Comuni ma alle direttive dei Partiti in una confusione di ruoli e funzioni non più accettabile.
Comunque merita un commento. I partiti dovrebbero smetterla di parlare per slogan, dovrebbero spiegare puntualmente le affermazioni e le posizioni che assumono.
Il PD individua nella società di diritto privato, a capitale interamente pubblico, lo strumento più idoneo “in quanto tale strumento è in grado di garantire la qualità e la trasparenza della gestione e la tempestività delle decisioni”. Ne prendo atto, però chiedo di spiegare la ragioni per cui sarebbe più idoneo, non è sufficiente affermarlo. Le opinioni sono tutte legittime ma devono essere spiegate e non imposte come sono abituati i partiti.
Non c’è nessuna differenza operativa e gestionale tra l’Azienda Speciale e la società di diritto privato, non è una mia opinione, è la legge. Salvo che la legge debba essere considerata alla stregua di una opinione. L’unica differenza non è gestionale ma è nella natura dei due diversi soggetti. La società di capitale privilegia il capitale e il rapporto tra soci non può essere diverso dalla quota di partecipazione. L’Azienda Speciale è un ente strumentale dei Comuni che privilegia il servizio. È pura fantasia pensare che la partecipazione societaria possa essere rapportata al “peso demografico”. Si può fare, ma è necessario un movimento di denaro che con i patti di stabilità ritengo abbastanza incompatibile. Ho già cercato di spiegarlo in un mio precedente commento ma, forse, non sono riuscito e, allora, ho predisposto una tabella [vedi] che riepiloga i movimenti del capitale necessari per riequilibrare in base al “peso demografico”. Nell’ultima colonna sono indicati con il colore rosso gli importi che i comuni devono pagare e in colore nero gli importi che i comuni incassano. I Comuni comaschi, azionisti di Lario Reti Holding, sono felici, in un momento di ristrettezze per i comuni si portano a casa quasi 450mila euro. Come siamo bravi noi lecchesi. Ho provato con altre ipotesi, come l’aumento di capitale, ma la situazione peggiora. Qualcuno di opinione diversa obietterà che la mia è una valutazione ragionieristica e non politica. Un valore patrimoniale si scambia con un pari valore di denaro, altrimenti si rischia di produrre “danno erariale”, evitarlo è politica. Sottrarre denaro ad un comune perché ne benefici un altro, quando si può evitare, è politica. Per l’Azienda Speciale il problema non si porrebbe perché il rapporto basato sugli abitanti è naturale.
Spesso i sostenitori dell’Azienda Speciale sono tacciati di sostenitori di una posizione ideologica. Essere “ideologici” significa accettare acriticamente una posizione e difenderla contro qualsiasi logica. Mi sembra che “ideologici” siano parecchi sindaci e la politica mai disponibili a rimettersi i n discussione.
Un altro motivo per il passaggio a Idroservice, sarebbe l’eccessivo credito IVA che richiederà tempi lunghi per ottenerne il rimborso. L’assurdo, però, è che poteva essere evitato. Nel bilancio di Lario Reti Holding è indicato un credito nei confronti di Idrolario di 10,6 milioni di euro, di cui € 1.839.670 per IVA. Oggi, dopo cinque mesi è certamente aumentato. L’importo IVA è parte del credito complessivo di Idrolario mentre Lario Reti Holding lo ha versato all’Erario; adesso Lario Reti Holding chiede gli interessi per il ritardo del pagamento da Idrolario. Ma, almeno per l’IVA, Idrolario avrebbe potuto ridurre il suo credito verso l’Erario e non sarebbe stata in ritardo nel pagamento mentre Lario Reti Holding avrebbe potuto non versarlo. Non lo dico io, lo dice l’art. 6, comma 3° della Legge IVA. Mi scuso ancora una volta per il ricorso a numeri e leggi, non amo esprimermi con semplici enunciazioni, preferisco dati e elementi certi e inconfutabili.
Tutti gli altri vincoli che si vorrebbe porre a Idroservice, l’ho già spiegato in un mio recente commento e non voglio ripetermi, sono cose scontate o in contrasto con le norme del codice civile, le uniche applicabili alle società di diritto privato.
Affidare il servizio, anche temporaneo, a Idroservice, società non partecipata direttamente dai comuni, quindi di secondo livello, è in contrasto con la normativa comunitaria, unica rimasta in vigore dopo il referendum del 2011, è illegittimo ed inammissibile e potrebbe dare origine ad impugnazioni con tutti gli effetti e conseguenze per le società, per il servizio e per chi l’ha avallato. Questo è giusto ribadirlo.