È sufficiente chiamarsi Corriere della Sera o essere un giornalista titolato per fare disinformazione e non informazione?
Il sig. Ferruccio de Bortoli in un “frammento” dal titolo “Spread, date a Giorgia quel che è di Giorgia”, spiega che bisogna riconoscere a Meloni e al ministro dell’Economia Giorgetti di aver raggiunto un risultato importante per il Paese e lo motiva con il fatto che dopo i 600 punti del 2011, con l’Italia sull’orlo del fallimento, lo spread è sceso sotto i 100 punti.
Non esistono, però, i 600 punti come non esistono i 100 punti: il costo del debito pubblico, cioè il rendimento dei titoli di Stato, si misura in percentuale. Lo spread è solo la differenza del rendimento dei BTP a 10 anni, pari il 15 maggio a 3,69%, in decimali 0,0369, rispetto al rendimento dei BUND tedeschi a 10 anni, che non sono un indice, pari al 2,68%, in decimali 0,0268. Tradotto significa che il debito pubblico italiano costa 1 punto percentuale, in decimali 0,0101, più di quello tedesco.
Se fosse 100 punti maggiore di quello tedesco, il debito italiano costerebbe il 102,68%, non è vero e nemmeno possibile.
L’informazione non è un’opinione, è la narrazione dei fatti senza interpretarli che deve essere lasciata al lettore. Si possono utilizzare anche indici e numeri per migliorare l’informazione ma devono essere precisi e documentati perchè i lettori siano consapevoli senza essere guidati o condizionati.
Dal 2010 la differenza di rendimento dei titoli italiani rispetto a quelli tedeschi, il famigerato spread, non è mai stato di 600 punti, o meglio di sei punti percentuali, il massimo è stato di 5,562 [7,269% – 1.707%] punti percentuali il 9 novembre 2011, una settimana prima dell’insediamento del Governo Monti subentrato al Governo di centrodestra guidato da Silvio Berlusconi. Non è una grande differenza ma, quando, si citano dati bisogna essere precisi, non si buttano a caso anche perchè non tutti i lettori hanno la possibilità della loro verifica.
Poiché il periodo di riferimento dei due spread è 15 anni, sarebbe stato opportuno, anzi, corretto, inserire anche qualche spread intermedio per una fotografia più vicina al reale e per evitare malintesi. Quando si indica lo spread più e lo si fa seguire dall’ultimo, anche elogiando il Governo, il lettore che non avendo competenza si affida al giornale può ritenere che l’ultimo sia il più basso dal 2011. Ma non è vero.
Lo spread più basso dopo il novembre 2011 è quello del 16 marzo 2015, Governo Gentiloni, pari a 0,884 punti percentuali [1,162% – 0,278] con una notevole differenza rispetto all’attuale perchè il rendimento dei titoli italiani era del 1,16% contro quello tedesco dello 0,28%, entrambi in reale riduzione e, quindi, con un reale beneficio per il bilancio dello Stato.
Il tasso di rendimento più basso è stato lo 0,461% del 11-02-2021, ultimi giorni del Governo Conti II, ma con uno spread di 0,919 punti percentuali superiore a quello minimo del marzo 2015 che però costava allo Stato circa tre volte di più. La comparazione dei due tassi di rendimento dei titoli di Stato citati è la conferma che l’uso dello spread per la valutazione del costo dell’indebitamento è errata ed inutile.
La ottimizzazione del costo del debito, l’unico e vero obiettivo di un buon governo, non si realizza nella competizione con il BUND tedesco ma con la riduzione del tasso di rendimento dei titoli di Stato che lo spread non evidenzia ma nasconde.
È meglio un tasso di rendimento alto con uno spread basso, come l’attuale, o un tasso di rendimento dei titoli, cioè il costo del debito, pari a un terzo o ad un ottavo dell’attuale, quindi più basso, con un spread simile o magari superiore? Ho un’opinione ma non la esprimo, lascio a chi legge la valutazione.
Non voglio nascondere le difficoltà a realizzare una gestione ottimale del costo del debito ma se la Germania, che, per motivi ignoti, è l’atro competitor, riesce ad avere un costo molto vicino al tasso di riferimento della BCE, anche quando è stato negativo, non si capisce perchè non debba essere possibile anche per l’Italia. È solo una questione di credibilità che però non è imputabile agli italiani ma a chi governa? Potrebbe anche essere dovuto ad una debolezza della politica, dovuta alla inidoneità dei politici, che si fanno condizionare dalla speculazione finanziaria la quale, ovviamente, ha bisogno di tassi di rendimento superiori al tasso di riferimento BCE anche perchè potrebbe finanziarsi dalla BCE e, quindi, non può sottoscrivere i titoli di Stato allo stesso tasso che deve pagare.
Sig, De Bortoli, mi scusi, diamo pure a Giorgia quello che è di Giorgia ma non come vorrebbe intendere lei ma nel senso che l’azione politica di questo Governo è stata fallimentare, come lo sono stati i Governi precedenti degli ultimi trent’anni che la Meloni ha pesantemente criticato ma, da Premier, li ha replicati.
Come può notare, pur essendo lontano dalla destra per motivi diversi dall’idoneità al governo del Paese, non faccio distinzioni privilegiando uno schieramento rispetto all’altro, boccio tutta la classe politica che dal 1990 ad oggi ha rinunciato alla funzione istituzionale della Repubblica, quella del progresso sociale in modo compatibile con lo sviluppo economico, per favorire la finanza e la speculazione finanziaria.
Non nascondiamo la realtà con informazioni addomesticate, non giova a nessuno e tantomeno agli italiani.