Che cos'è il popolo? Tutto. Che cosa è stato finora nell'ordinamento politico? Nulla. Che cosa chiede? Chiede di essere qualcosa.[1789 - Emmanuel Joseph Sieyès]
Il bilancio di uno Stato è fondamentale per governare ed indirizzare il Paese verso uno sviluppo reale e non solo sostenibile che crei il benessere della sua collettività. Il benessere economico è necessario per la realizzazione di un sistema sociale perchè significa miglioramento della qualità della vita in grado di garantire una vita dignitosa e serena delle persone. Una vita dignitosa e serena può consentire la sconfitta della criminalità organizzata, la emarginazione delle persone consegna interi territori, al contrario, alla criminalità organizzata con tutte le conseguenze che conosciamo.
Esiste il problema dell'egoismo individuale, che è la prima causa dell'arricchimento, è un fatto culturale difficile da eliminare perchè è nella natura dell'uomo.
Pertanto le valutazioni economiche, nella logica di produrre le risorse necessarie allo scopo, sono necessarie ed il bilancio è lo strumento per la lettura ed analisi della situazione complessiva di un Paese, per un'azione politica finalizzata per quello scopo, il benessere collettivo, che un Stato, si deve prefiggere.
Un bilancio non è solo un insieme di numeri. Un bilancio è l'insieme degli indirizzi e degli atti che il Governo del Paese assume e ne indicano la qualità e bontà dell'azione politica ed il rispetto della delega che il popolo ha conferito ai politici eletti in sua rappresentanza.
L'art. 67 della Costituzione prevede che "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato" che, da sempre, è interpretato come totale libertà di comportamento politico per ogni singolo parlamentare. La mancanza di vincolo, anche alla luce del ventennio che ha preceduto l'emanazione della Costituzione, deve essere inteso nei confronti dei gruppi politici, dei partiti e delle segreteria e non della Nazione, cioè dei cittadini elettori, che il parlamentare rappresenta in forza di un mandato ricevuto in forza del voto. E' lo stesso mandato che i partiti ricevono e che devono rispettare.
Qui, però, sorge il problema. Come fa un cittadino a sapere se il mandato conferito con il suo voto è stato rispettato?
Se, ad esempio, in un programma elettorale o durante un comizio, un partito o un candidato si impegnano per una ridistribuzione della ricchezza attraverso una politica fiscale che realizzi un imposizione nel rispetto della capacità contributiva, per sapere se questo è avvenuto ci sono solo due modi. Quello di affidarsi alle affermazioni dei partiti, dei parlamentari o dei media asserviti, cioè con un atto di fiducia, o di fede, che spesso è solo affermazione di parte e di principio che non coincide con la realtà. L'altro modo è quello di ricorrere alla documentazione disponibile per comprendere meglio e da soli.
Il bilancio è il primo strumento che consente di comprendere che cosa è avvenuto e che, poi, integrato con altri elementi e dati, tutti disponibili, consente di capire dove ci sta portando la politica.
Comprendo le difficoltà ad avvicinarsi a documenti con l'angoscia della non conoscenza della materia ed il rischio della loro non comprensione. E' un timore non giustificato. La tecnica è necessaria per la tenuta della contabilità, per la redazione ed illustrazione del bilancio.
Per la sua comprensione e lettura sono sufficienti quei criteri che normalmente ognuno fa nella gestione del bilancio familiare con maggiori difficoltà perchè le entrate sono fissate da altri e le spese devono adeguarsi ad esse. In una famiglia le entrate non di adeguano alle spese, come avviene nella gestione della cosa pubblica, avviene il contrario.
Quando il Governo accerta un aumento delle spese, provvede con l'aumento delle imposte, in particolare quelle indirette, cioè l'IVA, delle accise e simili.
In famiglia, quando c'è una spesa imprevista. l'unica possibilità è quella di ridurre altre spese magari necessarie.
Proviamo ad analizzare assieme il bilancio 2019, con una breve necessari premessa.
Il bilancio della Pubblica Amministrazione, che si basa sui due principi, "competenza", ossia entrate e spese che maturano nell'anno di riferimento anche se riscosse o pagate negli anni successivi, e "cassa", ossia riferito alle sole entrate o spese riscosse o pagate nell'anno, la parte non riscossa o pagata nell'anno è inclusa nel bilancio con la voce "residui attivi", per le entrate non riscosse nell'anno, e "residui passivi", per le spese non pagate nell'anno. I residui attivi, quindi, sono crediti, mentre i residui passivi sono debiti.
L'importo del bilancio di competenza, pertanto, è uguale alla somma del bilancio di cassa più i residui. Il totale delle entrate e delle spese deve essere uguale nel rispetto del principio del "pareggio di bilancio" previsto dall'art. 81 della Costituzione e introdotto dalla Legge costituzionale 1/2012 del 24.12.2012 dopo essere stato a larga maggioranza dalle due Camere[1] e a seguito dell'adozione del "fiscal compact"[2] il 02.03.2012.
Il principio del pareggio di bilancio non è errato poiché introduce un concetto di sana e corretta gestione delle risorse; è sbagliata l'introduzione nella Costituzione, anche se sono previste deroghe nei casi di situazioni straordinarie.
Sia le entrate che le spese si dividono in parte corrente e parte di capitale nel senso che le entrate di capitale (accensione di prestiti) devono finanziarie gli investimenti mentre le entrate di parte corrente devono gestire la gestione complessiva delle attività.
Non si vuole banalizzare ma, semplicemente, rendere più comprensibili questi concetti. E' lo stesso meccanismo che adottano le famiglie normali, lo stipendio serve per la vita normale, la quotidianità mentre i mutui o finanziamenti servono per acquistare la casa o beni durevoli come l'auto.
il bilancio si compone di:
il bilancio di previsione o di indirizzo politico non è un semplice "budget", è una previsione che vincola il Governo ai limiti di spesa previsti e approvati dal Parlamento. Purtroppo con il "voto di fiducia", non previsto da alcuna legge ma solo dai regolamenti delle due Camere e utilizzato da tutti i governi indipendentemente dalla collocazione politica, è il Governo, al quale la Costituzione attribuisce solo una funziona esecutiva, a fissare le regole e a porsi dei limiti escludendo i parlamentari da concrete partecipazioni alle scelte politiche che, pure, competono a loro. Escludere i parlamentari dalla formazione del bilancio, l'atto politico principale che condiziona tutti gli atti dello Stato è una lesione della democrazia.
il rendiconto consuntivo è il bilancio vero e proprio cioè l'atto che rileva tutto quello che è successo ed il rispetto o meno degli impegni di spesa e del loro finanziamento. E' il rendiconto consuntivo che rileva l'eventuale indebitamento ed il suo valore. Purtroppo, politicamente, è spesso trascurato o ignorato perchè ritenuto solo l'esecuzione di un formale adempimento mentre, al contrario, è il documento che consente la verifica della gestione ed il rispetto degli impegni e non solo l'indirizzo politico.
le entrate - bilancio di previsione delo Stato italiano - 2019 mld/€
entrate riscosse nell'esercizio
residui attivi esercizio
entrate competenza
residui attivi totali
categoria i - imposte sul patrimonio e sul reddito
256,998
7,989
270,523
39,917
categoria ii - tasse ed imposte sugli affari
167,239
16,225
181,017
48,591
categoria iii - imposte sulla produzione, sui consumi e dogane
35,449
1,493
35,449
8,565
categoria iv - monopoli
11,073
0,002
11,073
1,463
categoria v - lotto, lotterie ed altre attività di giuoco
15,151
0,002
15,151
1,294
titolo i - entrate tributarie
485,909
25,710
513,212
99,831
categoria vi - proventi speciali
0,891
0,008
0,891
0,156
categoria vii - proventi di servizi pubblici minori
18,593
4,569
23,951
41,043
categoria viii - proventi dei beni dello stato
0,263
0,011
0,258
0,763
categoria ix - prodotti netti di aziende autonome ed utili di gestioni
1,315
0,000
1,315
0,000
categoria x - interessi su anticipazioni e crediti vari del tesoro
2,710
1,585
4,990
7,572
categoria xi - ricuperi, rimborsi e contributi
21,231
17,257
28,720
52,694
categoria xii - partite che si compensano nella spesa
3,041
0,088
3,041
1,193
titolo ii - entrate extra-tributarie
48,044
23,517
63,167
103,421
categoria xiii - vendita di beni ed affrancazione di canoni
0,037
-0,003
0,037
0,002
categoria xiv - ammortamento di beni patrimoniali
1,105
0,000
1,105
0,000
categoria xv - rimborso di anticipazioni e di crediti vari del tesoro
1,073
0,004
1,118
0,686
titolo iii - alienazione ed ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti
2,258
0,001
2,259
0,688
accensione di prestiti
368,146
0,000
290,861
0,000
titolo iv - accensione di prestiti
368,146
0,000
290,861
0,000
totale previsione entrate
904,314
49,228
869,499
203,940
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bilancio di previsione definitivo - entrate
entrate riscosse nell'esercizio
residui attivi esercizio
entrate competenza
residui attivi totali
totale previsioni entrate definitive
911,663
49,228
876,824
203,940
Come detto in precedenza, il bilancio di previsione sezione entrate, indica le "fonti", cioè come il Governo intende raccogliere le risorse necessarie. In questo caso, come nella generalità dei Governi degli Stati, le risorse son raccolte dai cittadini e dalle imprese attraverso, attraverso l'imposizione fiscale e altre entrate, grafico 1, in proporzione al 66,4% delle entrate totali, con modalità diverse che meritano un approfondimento poichè hanno un peso non indifferente nella distribuzione della ricchezza.
L'art. 53 della Costituzione stabilisce che "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva". In un Paese dove, come visto, la distribuzione della ricchezza e del reddito è tutt'altro che omogenea ed equa, è poco credibile che il dettato costituzionale sia rispettato.
Il sistema della tassazione funziona con:
le imposte dirette, ossia le imposte applicate al reddito con aliquote progressive, note come IRPEF o imposte sul reddito persone fisiche, che rappresentano il 74.4% del 52,5% delle entrate tributario, ossia il 39,06,25% del totale (grafico 2 e 3), e ammontano a € 197,578 mld, sono le uniche a rientrare ed applicare il principio della capacità contributiva anche se in modo non completo.
le imposte indirette, grafico 4, ossia la negazione del principio di capacità contributiva in quanto applicate ai consumi interni e non al reddito, sono pari al 36,5% delle entrate tributarie ed ammontano a € 164,791, una differenza troppo esigua che conferma l'iniquità dell'imposta e una forma di discriminazione. Sono imposte dirette l'IVA, imposta sul valore aggiunto, e le accise, ad esempio sulla benzina alla quale, peraltro, viene applicata anche l'IVA. L'importanza dell'IVA per le entrate trova riscontro nella "clausola di salvaguardi" [3], clausola che prevede un aumento automatico delle aliquote IVA e delle accise qualora il governo non fosse in grado di reperire le risorse necessarie a finanziare la spesa. Rischio che l'Italia corse nel 2018 quando la politica economica del Governo gialloverde, portò ad una espansione delle spese pur non disponendo delle risorse necessarie.
le tasse, sono un tributo, ovvero una somma di denaro, dovuta dai privati cittadini allo Stato quale "corrispettivo" per un servizio pubblico offerto da un ente pubblico (ad es. tasse portuali e aeroportuali, concessioni, licenze).
Quando le persone dicono: "paghiamo troppe tasse", in realtà si riferiscono alle "imposte, dirette e indirette. La differenza è sostanziale poiché, come abbiamo visto, le imposte sono il contributo, in rapporto alla capacità contributiva, alle spese generali di gestione dello Stato mentre le tasse son il corrispettivo per l'erogazione, da parte dello Stato e delle Autonomie Locali, dei servizi a "domanda individuale", cioè per la soddisfazione dei bisogni delle singole persone o famiglie.
I servizi pubblici, l'erogazione dell'acqua, dell'energia, della telefonia, della trasmissione dati, dell'informazione, la gestione delle strade e autostrade, e simili, sono servizi a domanda individuale per i quali dovrebbe essere esclusa ogni forma di privatizzazione, formale e/o sostanziale. Quando la gestione di questi servizi, gestita da società o enti pubblici, produce profitti, in particolare se questi vengono distribuiti all'ente pubblico di riferimento, diventa una violazione del principio della "capacità contributiva" poiché, come per le imposte indirette, trasferisce i costi della gestione generale dello Stato sui consumi e non sul reddito.
Un discorso a parte si dovrebbe fare per la gestione e smaltimento dei rifiuti solidi urbani che, rientrando nella tutela dell'ambiente, bene comune, dovrebbe essere a carico dello Stato il quale dovrebbe farsi carico della regolamentazione per ridurne la produzione anche con penalità nei confronti di chi non rispetta le regole, siano questi aziende o privati.
Analogo ragionamento dovrebbe essere fatto per la gestione della Sanità poiché è la Costituzione che pone a carico dello Stato la salute pubblica e l'istruzione che, per tale motivo, non possono essere considerate servizi a domanda individuale.
Nel titolo I (entrate tributarie) sono, inoltre, comprese entrate per le quali sorgono parecchie perplessità. Le entrate per il generi di monopolio (tabacchi), 10 mld annui, e, quello che fa più specie, entrati per giochi e imposte sui giochi, 15 mld annui.
Viviamo in uno Stato e in un sistema che non ha avuto, almeno sino ad oggi, alcuna cura per i suoi cittadini.
Il titolo II, successivo, entrate extra tributarie, è riferito a tutta una serie di entrate per capitoli minori tra i quali rientrano, tra le voci più significative, servizi resi dalle amministrazioni statali, .entrate derivanti dal controllo e repressione delle irregolarità e degli illeciti, che comunque costituiscono, nel loro insieme, circa 63 mld di €uro nell'anno. L'anomalia è rappresentata dal fatto che per la fine dell'anno sono previsti residui attivi (credit non riscossi, per circa 103 mld di €uro, con un incremento di € 23,5 mld di €uro nel solo anno 2o19, E' una cifra molto elevata che giustifica un approfondimento relativamente alle cause.
Capitolo a parte merita il titolo IV, accensione di prestiti, un titolo importante che rappresenta, nella revisione definitiva, il 33,3% delle entrate totale, € 292,111 mld nella previsione definitiva (290,861 nella previsione iniziale), per la quasi totalità riferito al "ricavo netto delle emissioni di titoli del debito pubblico e dei prestiti interni ed internazionali.
L'89% del nuovo indebitamento previsto, come vedremo meglio nella sezione spese, è destinata al rimborso passività finanziarie e, quindi, il Governo sta facendo debito per rimborsare debiti. In questo modo l'indebitamento, il debito pubblico, non si ridurrà mai nonostante gli assurdi meccanismi del "fiscal compact".
la spesa - bilancio di previsione dello Stato italiano - 2019 mld/€
spesa pagata nell'esercizio
residui passivi
spesa per competenza
residui passivi totali
redditi da lavoro dipendente
93,750
0,195
93,480
1,562
trasferimenti correnti ad amministrazioni pubbliche
282,404
15,223
261,762
68,620
imposte pagate sulla produzione
4,985
0,003
4,985
0,014
consumi intermedi
13,518
0,554
12,872
4,037
altre uscite correnti
25,536
0,655
18,403
0,818
trasferimenti correnti a famiglie e istituzioni sociali private
15,662
0,225
15,304
2,289
poste correttive e compensative
71,780
1,432
71,533
3,532
trasferimenti correnti a imprese
10,263
0,150
10,043
1,160
trasferimenti correnti a estero
1,570
0,012
1,567
0,074
ammortamenti
1,105
0,000
1,105
0,000
risorse proprie unione europea
18,335
0,000
18,335
0,000
titolo i - spese correnti
538,908
18,448
509,389
82,106
contributi agli investimenti a famiglie e istituzioni sociali private
0,265
0,000
0,261
0,005
contributi agli investimenti ad amministrazioni pubbliche
19,186
0,035
20,091
35,843
investimenti fissi lordi e acquisti di terreni
6,890
-0,075
5,275
5,414
contributi agli investimenti ad imprese
10,351
0,196
9,565
6,468
altri trasferimenti in conto capitale
11,523
0,623
10,795
3,091
contributi agli investimenti a estero
0,528
0,000
0,465
0,479
acquisizioni di attività finanziarie
5,256
0,000
3,251
6,236
titolo ii - spese in conto capitale
53,999
0,779
49,704
57,536
rimborso passività finanziarie
231,509
0,000
231,508
0,509
titolo iii - rimborso passività finanziarie
231,509
0,000
231,508
0,509
totale spese netto oneri finanziari
824,415
19,226
790,601
140,151
interessi passivi e redditi da capitale
79,899
0,024
78,898
0,213
totale previsione iniziale spese
904,314
19,251
869,499
140,364
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bilancio di previsione definitivo - spese
spesa pagata nell'esercizio
residui passivi
spese comptenza
residui passivi totali
totale previsione spese assestato
904,598
19,251
871,112
140,364
Si procede, come fatto per la previsione delle entrate, ad analizzare le spese con la stessa logica ossia quella di comprendere se le spese sono gestite secondo la "diligenza del buon padre di famiglia" e se, le stesse, sono realmente destinate allo sviluppo del Paese con il fine dell'interesse generale, non solo di pochi, e per garantire il benessere generale.
Anche per la previsione di spesa sono state predisposte le tabelle sulla base dei dati delle previsioni iniziali con il riporto in calce alla tabella i dati totali definitivi, cioè quelli delle previsioni assestate.
Le spese si dividono in tre titoli, ossia in tre parti.
Il titolo I - spese correnti che, come dice la stessa denominazione, rappresenta il costo di gestione complessivo dello Stato. Dal primo saldo del titolo sono stati esclusi gli "oneri finanziari", inseriti nella parte finale, poiché gli stessi sono esclusi dalla determinazione del saldo primario.
riepilogo bilancio dello Stato - competenza - [mld/€]
bilancio di previsione iniziale
entrate lorde
spese netto oneri finnziari
avanzo/disavanzo primario
oneri finanziari
spese lordo oneri finanziari
avanzo/disavanzo finale
debito pubblico anno precedente
variazione indebitamento
869,499
790,601
78,898
78,898
869,499
0,000
2.380,942
0,00%
bilancio di previsione definitivo
entrate lorde
spese netto oneri finnziari
avanzo/disavanzo primario
oneri finanziari
spese lordo oneri finanziari
avanzo/disavanzo finale
debito pubblico anno precedente
variazione indebitamento
876,824
794,135
82,689
76,976
871,112
5,713
2.380,942
-0,24%
riepilogo bilancio dello Stato - cassa - [mld/€]
bilancio di previsione iniziale
entrate lorde
spese netto oneri finnziari
avanzo/disavanzo primario
oneri finanziari
spese lordo oneri finanziari
avanzo/disavanzo finale
debito pubblico anno precedente
variazione indebitamento
820,271
771,375
48,896
78,874
850,248
-29,978
2.380,942
1,26%
bilancio di previsione definitivo
entrate lorde
spese netto oneri finnziari
avanzo/disavanzo primario
oneri finanziari
spese lordo oneri finanziari
avanzo/disavanzo finale
debito pubblico anno precedente
variazione indebitamento
827,596
774,909
52,687
76,952
851,861
-24,265
2.380,942
1,02%
Il saldo primario, indicato nelle tabelle che precedono con la voce "avanzo/disavanzo primario", tipico delle contabilità nazionali, è la differenza tra le entrate e le spese, escluse le spese per interessi passivi. Il saldo primario non ha alcun significato pratico ed è completamente inutile poiché quello che esprime lo si può derivare facilmente dal bilancio senza alcun bisogno se non quello di evidenziarlo ed enfatizzarlo. Certamente un saldo primario elevato non è positivo anche se i politici tendono ad attribuirgli tale significato, è, però, comprensibile essendo il risultato della totale incompetenza. Ad un esame di Ragioneria, una valutazione positiva, porterebbe ad una sicura bocciatura ma, la cosa strana che anche gli economisti, anche quello più quotati, lasciamo perdere i giornalisti, lo ripetono in continuazione.
Proviamo a spiegare le ragioni che portano ad esprimerne un significato negativo. Poiché il bilancio pubblico ha il suo principio principale nel pareggio, più alto è il saldo primario, maggiori sono le spese, per un tipo di spesa, peraltro, che spesso è eccessivo per remunerare la finanza e anche improduttivo, ma più alte sono le risorse che il Governo deve trovare attraverso una imposizione fiscale diretta o indiretta. Con un calcolo semplice e banale possiamo affermare che il saldo primario costa ad ogni italiano circa 1.300 €uro all'anno. Può essere considerata una cifra modesta ma che in certe condizioni, per coloro che hanno redditi medio/bassi e che devono farsi carico, magari, attraverso l'IVA che pagano per fare le spesa, è una cifra importante specialmente nei casi delle famiglie più numerose.
Se ci si sofferma sul totale delle spese correnti e proviamo a fare lo stesso calcolo semplicistico fatto in precedenza, si rileva che il costo complessivo per ogni singola persona, non famiglia, delle spese correnti è di circa 9.500 euro all'anno che, escludendo, dalle entrate le imposte dirette che sono pagate dalle aziende e comunque, in qualche modo, rispettano il principio della capacità contributiva, scendono a € 5.000 che sono sempre troppe. Non sono calcoli precisi, non disponendo di dati quali quelli della differenza di consumo tra le persone e famiglie. E' indubbio che i più ricchi consumano di più perchè possono farlo mentre i più poveri consumano meno perchè devono fare maggiori sacrifici. Possibile che a nessuno politico, a qualsiasi collocazione politica appartenga, non abbia mai provato a fare questa semplice operazione? Possibile che nemmeno i sindacati, schierati, almeno a parole, con i più deboli, si siano mai preoccupatati di come viene gestito questo Paese? Il problema sta nel fatto che la politica, ma anche il sindacato, è solo apparenza, solo parole, utili per i talk show e per imbonire le persone.
Il nostro è un Paese dove la politica, come abbiamo visto, fa debiti per pagare debiti, gestisce le entrate in funzione delle spese, i tagli delle spese sono sempre a carico dei cittadini, nessuno però a affrontato la gestione delle spese e le sperequazioni che esistono e che si trasformano in atti discriminatori. Il nostro è un Paese che non investe più, il debito non fa paura se finalizzato allo sviluppo e alla crescita, ma terrorizza se finalizzato solo ad un pareggio di bilancio che non affronta i problemi sempre più drammatici. Se penso ad un pensionato, di cui ne ha parlato a lungo la stampa che percepisce 49.000 €uro (€ 651.000 annui) al mese di pensione, ad una struttura pubblica, ARERA, che occupa circa 200 addetti con una retribuzione media annua di 120/130.000 €uro quando la media nazionale delle retribuzioni è inferiore a € 30.000, le domande che mi pongo sono tante. Quante discrasie e privilegi esistono nella Pubblica Amministrazione?
Se non ci si mette mano e non si razionalizzano le spese, producendo una riduzione delle entrate, il risultato sarà sempre più l'aumento della ricchezza per pochi e della povertà per molti.
amministrazione generale e supporto alla rappresentanza generale di governo e dello stato sul territorio
0,610
0,685
-0,026
0,658
0,043
casa e assetto urbanistico
0,313
0,490
-0,014
0,476
0,297
commercio internazionale ed internazionalizzazione del sistema produttivo
0,264
0,268
-0,003
0,265
0,234
competitività e sviluppo delle imprese
24,757
24,210
-0,805
23,405
3,617
comunicazioni
0,741
0,760
-0,036
0,725
0,255
debito pubblico
303,050
300,575
-17,693
282,882
0,682
difesa e sicurezza del territorio
20,764
21,983
-0,342
21,641
1,584
diritti sociali, politiche sociali e famiglia
40,288
39,509
-2,910
36,599
4,096
diritto alla mobilità e sviluppo dei sistemi di trasporto
11,362
12,086
-0,349
11,738
5,561
energia e diversificazione delle fonti energetiche
0,220
0,596
-0,009
0,587
0,610
fondi da ripartire
11,138
2,159
-0,953
1,206
1,680
giovani e sport
0,786
0,903
0,000
0,902
0,065
giustizia
8,767
9,384
-0,754
8,630
1,098
immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti
3,380
3,617
-0,238
3,379
1,018
infrastrutture pubbliche e logistica
3,611
3,935
-0,183
3,751
10,981
istruzione scolastica
48,376
49,787
-0,431
49,356
2,840
istruzione universitaria e formazione post-universitaria
8,369
8,446
-0,031
8,415
0,535
l'italia in europa e nel mondo
25,287
24,269
-0,674
23,595
0,126
ordine pubblico e sicurezza
11,223
11,941
-0,434
11,507
1,177
organi costituzionali, a rilevanza costituzionale e presidenza del consiglio dei ministri
2,286
2,363
0,000
2,363
0,001
politiche economico-finanziarie e di bilancio e tutela della finanza pubblica
90,414
92,358
-5,290
87,068
8,546
politiche per il lavoro
10,493
11,448
-3,453
7,996
8,382
politiche previdenziali
96,402
96,383
-11,787
84,596
4,297
regolazione dei mercati
0,045
0,050
-0,025
0,026
0,035
relazioni finanziarie con le autonomie territoriali
119,993
123,141
-0,325
122,815
20,272
ricerca e innovazione
3,316
3,676
-0,028
3,648
1,063
servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche
3,234
3,503
-0,454
3,049
0,603
soccorso civile
7,620
8,629
-0,113
8,517
5,262
sviluppo e riequilibrio territoriale
6,375
7,010
0,000
7,010
25,272
sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente
1,191
1,511
-0,066
1,445
1,296
turismo
0,044
0,052
-0,009
0,043
0,013
tutela della salute
1,290
1,583
-0,191
1,393
0,854
tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici
2,646
2,753
-0,134
2,619
1,280
totsle missioni
869,499
871,112
-47,934
823,178
114,014
[1] 27 novembre 2012 - Il disegno di legge è presentato alla Camera dall'on. Giancarlo Giorgetti - 12 dicembre 2012 - La Camera approva il disegno di legge con 442 sì, 3 no e 6 astenuti - 20 dicembre 2012 - Il Senato approva il disegno di legge con 222 sì e 4 no.
[2] Il Patto di bilancio europeo, formalmente Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria (conosciuto anche con l'anglicismo fiscal compact, letteralmente "patto di bilancio"), è un accordo approvato con un trattato internazionale il 2 marzo 2012 da 25 dei 28 stati membri dell'Unione europea; non è stato sottoscritto da Regno Unito, Croazia e Repubblica Ceca.
[3] Gli elevati tassi di interesse sul debito, e molteplici declassamenti da parte delle agenzie di rating, portarono il Governo Berlusconi IV, nel tentativo di risanare i conti pubblici e rassicurare gli investitori internazionali, nonché per rispettare i vincoli di bilancio derivanti dal Trattato di Maastricht, ad inserire nella manovra finanziaria di luglio 2011 la cosiddetta clausola di salvaguardia. Essa prevedeva un aumento automatico delle aliquote IVA e delle accise qualora il governo non fosse stato in grado di reperire le risorse necessarie a finanziare la manovra stessa Da allora, le successive manovre di bilancio devono indicare come intendono soddisfare i vincoli di bilancio (e.g., contraendo la spesa pubblica o aumentando le tasse). Qualora i vincoli di bilancio venissero sforati, la clausola di salvaguardia scatterebbe automaticamente, aumentando aliquote IVA e accise.