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Da quasi un anno e mezzo sono volontariamente fuori dal dibattito politico. E' stato un periodo di riflessione svincolato dalla partecipazione a qualsiasi formazione politica e non influenzato dalle strategie e dalle tattiche di partito.

Il Partito Democratico avrebbe potuto essere la continuità della mia attività politica perché poteva realizzare la necessaria semplificazione del quadro politico italiano. Ma il progetto "Partito Democratico" si è dimostrato, sin dall’inizio, solo una riproposizione della politica, vecchia e logora, legata agli schemi di opportunismo partitocratico verticistico lontana dai problemi della gente. A questo si sono aggiunte le mie perplessità nei confronti di un integralismo cattolico, molto forte nella componente politica proveniente dalla "Margherita", inaccettabile per chi crede in una società laica senza ingerenza delle "religioni" nella vita politica; è l'annosa questione della distinzione tra potere temporale e potere spirituale.

La componente laica del PD è completamente scomparsa. La causa è nella inesistenza ed inconsistenza della componente laica preoccupata più degli equilibri politici interni che delle battaglie civili e laiche necessarie per la modernizzazione del nostro Paese: questa è la modernità del Partito Democratico.

La laicità e l'esclusione della Chiesa dal dibattito politico sono priorità assolute. I punti prioritari di un programma politico serio e coerente dovrebbero comprendere la revoca dei Patti Concordatari e l'eliminazione dei finanziamenti a qualsiasi religione. La libertà di culto deve essere garantita ma bisogna impedire la dipendenza dello Stato alle religioni. La fede è un fatto soggettivo che non può essere sostenuto con denaro pubblico.

Non ho mai fatto della politica una ragione di opportunità; ho sempre considerato l'impegno politico come un dovere. Non ho avuto alternativa alla mia uscita dal dibattito politico. È stata una questione di coerenza; per la stessa ragione mi sono dimesso da tutti gli incarichi che ricoprivo per designazione dei Democratici di Sinistra.

Non è stato, comunque, un periodo inutile. Ho sempre affermato di essere un uomo di sinistra individuando nella sinistra quei valori che possono migliorare e modernizzare la nostra società ma non esiste più quella sinistra. La sinistra radicale non mi interessa, non mi è mai interessata, fatto salvo il periodo giovanile, perchè radicalizzare le questioni significa non volerle affrontare limitandosi ad una sterile enunciazione e critica.

La destra, al contrario, si sta rivitalizzando tanto da collocare, in queste ultime settimane, Giorgio Almirante, firmatario del "Manifesto della razza" nel 1938 e capo di gabinetto del Ministro della Cultura Popolare della Repubblica di Salò, tra i padri della Repubblica. Ma non voglio parlare della destra: è mia controparte politica. Voglio solo sottolineare quanto la debolezza della sinistra rafforzi la destra. È già successo negli anni tra il 1922 e il 1924 con il risultato del ventennio fascista.

Non sempre le colpe sono solo dei prepotenti e dei dittatori: c'è il concorso di colpa di chi dovrebbe opporsi, ma non ne ha la capacità e non si fa capire o nemmeno si preoccupa concretamente dei problemi della gente.

Credo sia giunto il momento di riprendere il dibattito politico. Escludo la partecipazione a qualsiasi formazione politica e non intendo nemmeno fare come i nostrani "opinionisti" (tutti) che parlano solo per il gusto di sentirsi senza sapere cosa dicono.

Mi piacerebbe far parte di un movimento che attraverso discussioni e documenti possa contribuire a rilanciare una sinistra moderna e laica costringendo magari ad un vero rinnovamento la sinistra attuale.

Continuo a credere che bisogna realizzare quei grandi principi che sono alla base della convivenza civile: "Libertà, uguaglianza e fratellanza". Questo è il dovere di ogni uomo e di ogni donna che non ha una visione egoistica della società.

Continuo a stare a sinistra perchè credo che una sinistra di valori e non di schieramento sia necessaria per la crescita di una società moderna.